Il messaggio della
         Famiglia Camilliana
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Anno XIV, nr. 139 – 2010 marzo

Accompagnamento pastorale e conoscenza di sé (Riquadro n. 5)

Segmenti dal libro di P. Angelo Brusco, Attraversare il guado… ,

 

“Il problema essenziale del pastore che voglia adempiere cor rettamente il suo compito di consigliere, è quello della sua rela zione col cliente. Cosa rappresentano, dunque, per lui questi tre termini: relazione-cliente-consigliere? Il consigliere scopre rapidamente che, di questi tre termini, è quello di consigliere che per primo deve essere preso in considerazione, per la semplice ragione che esso gli è più proprio ed è perciò più facile da cono scere. Riuscire a cambiare qualche cosa in noi e cambiare, così, anche le condizioni della relazione: ecco ciò che accresce le no stre possibilità di dare aiuto a colui che ci viene a trovare.

L'esperienza insegna che, quando insegniamo a pastori ed a studenti di teologia come meglio assumere il ruolo di consiglie ri, la cosa più difficile e delicata è sempre quella di far prendere coscienza innanzi tutto di ciò che accade dentro di loro. E' im portante, certo, conoscere bene il cliente, la varietà infinita del le sue possibilità e l'aspetto unico della sua individualità. Ma si può sapere tutto sul suo conto, senza per questo essere in grado di instaurare relazioni proficue con lui. Parafrasando l'apo stolo Paolo, potremmo dire che, anche se avessimo tutta la co noscenza - riferita alla realtà esterna a noi - non saremmo niente se siamo privi di questa autenticità che può esprimersi solo nella misura in cui conosciamo il significato dei nostri com portamenti.

Supponiamo che, osservando il proprio modo di agire nell'e sercizio del suo compito di consigliere, il pastore scopra qualche cosa su se stesso. Ammettiamo, per esempio, che analizzando la relazione pastorale stabilitasi in un caso preciso, egli noti che il cliente ha percepito in lui un atteggiamento aggressivo o ansio so, di cui lui stesso non ne era assolutamente cosciente. Se, esaminandosi, il pastore scopre che effettivamente nel suo atteggiamento vi erano aggressività od angoscia, senza essersene lui reso conto, questa nuova comprensione di sé gli avrà fatto scoprire un dato personale, negativo certamente, ma che cesserà di esse re un ostacolo non appena lo avrà chiaramente scoperto ed assunto. In seguito, il suo atteggiamento nel corso del counseling risulterà sicuramente molto migliorato.

Oppure immaginiamo che, di fronte ad una certa situazione, il consigliere si trovi molto imbarazzato ed abbia la possibilità di comunicarlo al suo interlocutore. Potrebbe così scoprire che questo semplice fatto ha offerto la possibilità a quest'ultimo di fare un bel passo avanti. Riflettendoci, il pastore si rende conto che il suo atteggiamento nei confronti del cliente era molto più aperto e fiducioso di quanto non pensasse, e che questa fiducia si è trasmessa all'altro, prima ancora di essere riuscito, lui, ad identificarla. E così la scoperta di tale situazione gli rivela la presenza di risorse fino allora insospettate nel suo comportamento.

Positiva o negativa che sia la scoperta di se stessi, essa avrà comunque il vantaggio di migliorare notevolmente il nostro mo do di essere nel corso delle sedute del counseling, a patto che si sappia accettarla, comprenderla ed assimilarla. Non è vero che, per rendere più efficace la propria azione, sia sufficiente al consigliere saperne sempre di più su coloro che egli desidera aiutare.

Certamente, una certa dose di conoscenza è indispensabile, ma non è tutto. E' altrettanto importante la scoperta, dentro di noi, di forze nascoste o di ostacoli dissimu lati. Possiamo anche continuare a vedere come in uno specchio, confusamente, poiché ogni essere umano - io compreso - è una creatura delle più complesse. Ma possiamo almeno cercare di rimuovere lo strato di vernice opaca che ricopre lo specchio . (S. Hiltner, Il consigliere pastorale, Il Samaritano, Milano, 1985, pp. 15-17).

 

La finestra di Johari (Riquadro n. 6)

Uno schema orientativo per l’autoconoscenza è costituito dalla “finestra di Johari”, elaborato da due psicologi americani Joseph Luft e Harry Ingham. Questi autori dividono il comportamento umano – cioè l’insieme delle reazioni di un individuo agli stimoli interni ed esterni che egli riceve - in quattro aree, così rappresentate:

 

AREA

APERTA

 

 

AREA

CIECA

 

AREA

NASCOSTA

 

 

AREA SCONOSCIUTA

 

- l’area aperta: rappresenta la parte del tuo comportamento che è nota sia a te che agli altri: il nome, il ruolo sociale, determinati modi di essere e di agire…;

- l'area cieca: ad essa appartengono aspetti del comportamento che sfuggono alla tua consapevolezza ma non a quella degli altri;

- l'area nascosta: è la dimensione della tua intimità e abbraccia quella parte di te che solo tu conosci;

- l’area sconosciuta: è costituita dal tuo inconscio personale, ignoto sia a te che agli altri.

L'ideale da raggiungere è l'ampliamento progressivo dell'area aperta, attraverso l'auto-conoscenza e l'apertura agli altri. Infatti nella misura in cui ti conosci puoi essere libero, cioè in grado di prendere la responsabilità del tuo agire. Se, per esempio, coltivi senza accorgertene un sentimento negativo (rabbia, gelosia...) verso una persona, è chiaro che l'ignorare tale sentimento t'impedisce di gestirlo responsabilmente e, quindi, di essere libero.

Quanto all'importanza dell'auto‑rivelazione, ti basta ricordare che esso permette agli altri di conoscere come ti situi nei loro confronti, favorendo così una crescita relazionale.

Come attuare l'ampliamento della zona pieno giorno?

1. Riducendo la zona cieca, indicante il comportamento a te sconosciuto ma noto agli altri.

Il mezzo che ti indico per compiere tale operazione consiste nel chiedere agli altri dei feed‑back (vedi riquadro 4)

2. Riducendo l’area nascosta, che rappresenta il comportamento noto solo a te. La procedura per raggiungere tale obiettivo consiste nel comunicare agli altri le tue proprie impressioni, sentimenti, valori ecc. In tale auto-comunicazione devi rispettare la tua intimità, procurando di trasmettere agli altri solo le informazioni che consideri appropriate alla situazione in cui ti trovi.

Nota che la riduzione dell’area cieca e di quella nascosta provoca automaticamente una riduzione dell’area ignota (Brusco A., Marinelli S.,. Iniziazione al dialogo e alla relazione di aiuto, I, Il Segno dei Gabrielli Editori, S. Pietro in Cariano, 2005, pp. 37-38).

 

Grazie a Dio, la traduzione del libro in ungherese è stato compiuto, spettano i lavori dell’edizione.

 

Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel/Fax: 0040 366 10 22 55 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@hr. astral.ro


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