Il messaggio della
        Famiglia Camilliana
                                                        di Csíkszereda

Anno VII, nr. 66 - 2003 - novembre

La sindrome burnout – un novo stile relazionale

 La persona umana è un essere relazionale. La nostra vita ed il nostro crescere sono segnati da una gamma di relazioni più o meno importanti che finiscono per strutturare la nostra personalità. Siamo così immersi nelle relazioni che, forse, abbiamo l’impressione che la “competenza relazionale” ci sia così connaturale che non abbia bisogno di essere appresa.

In realtà dipende da che cosa vogliamo. Se vogliamo veramente aiutare gli altri, non solo i contenuti della nostra cura, ma anche la modalità attraverso la quale essa si esprime, ha bisogno di qualche apprendimento. Le nostre parole e i nostri gesti possono mediare aiuto, serenità e tutta una serie di emozioni positive o inoculare disagio e ulteriori sofferenze. Alcui imparano dalle proprie esperienze, altri no; di queli che imparano, alcuni apprendono rapidamente, ad altri occorre molto più tempo. Lasciare questo processo di apprendimento al caso, può essere fonte di errori a spese del malato.

Nella cura dei malati non si può fermarsi al livello fisico, bisogna curare sia lo spirito che l’anima, tenndo conto che al malato spesso è più pesante la sofferenza spirituale che quello fisico.

Che significa la cura pastorale dei malati?

 La cura pastorale dei malati non appartiene al compito degli operatori sanitari, ma è bene sapere che cosa fa il cappellano o l’assistente pastorale, per la guarigione degli ammalati, che tipo di relazione nutre verso i malati, i medici, gli infermieri e come aiuta il lavoro dello staff ospedaliero e i n generale il servizio sanitario:

La relazione di aiuto pastorale

                La relazione di aiuto, nel cappellano, ha una dimensione prettamente pastorale, fa parte integrante all’opera redentrice di Gesù Cristo. Questo servizio illumina un settore molto importante della vita del malato, dove egli necessita aiuto spirituale.

                Secondo la spiritualità del Concilio Vaticano II, la cura pastorale promuove ai malati la priorità dell’evangelizzazione, cioè una relazione basata sul dialogo, attraverso la fede, in un ambiente personale ed amicale, a livello umano e la distribuzione dei sacramenti dove c’è bisogno. Lo scopo finale è la vita eterna.

                Anche l’assistente pastorale deve imparare la parte professionale del suo lavoro. Ci sono due componenti  in quest’apprendimento: la psicologia, precisamente la psicologia del malato e la teologia; ci sono ancora delle scienze teoretiche e pratiche (diritto, etica, bioetica, animazione di grupo, la capacità empatica, la responsabilità personale verso i malati e Dio, ecc.).

La formazione pastorale clinica

                La natura del CPE (Clinical Patoral Education) è essenzialmente formativa: formazione intesa come processo costante di crescita che abbraccia: la formazione personale, professionale e teologica, cioè il tirocinante viene aiutato a saper essere se stesso nella sua personalità; il cappellano e l’assistente spirituale deve acquisier un forte senso d’idntità pastorale e saper far bene il proprio mestiere; ed imparare a far teologia partendo dall’esperienza pastorale, e tutto questo sotto la guida del supervisore..

Camminare insieme

                Questo modo di relazione esprime il lato rischioso e la dimensione di fiducia. Chi accompagna mette a servizio della persona incontrata le risorse della propria competenza. Se non è prudente può entrare nella trappola del burnout.     Nella relazione di aiuto, però, è la comunità che cammina insieme con il malato. Sia a livello pastorale che semplicmente assistenziale il rapporto con il malato non può essere privatizzato da un singolo operatore ma deve essere di tutta l’équipe che diventa la tramma di una comunità in cui il paziente può accettare e vivere la sua esperienza, affrontare le sue paure, ritrovare sé stesso.

(Cfr. L SANDRIN – A. BRUSCO – G. POLICANE, Capire e aiutare il malato, Ed. Camilliane, Torino 1989, A. BRUSCO – L. SANDRIN, Il cappellano d’ospdale – disgi e nuove opportunità, Ed. Camilliane, Torino 1993)

Racconto sul ritiro della Famiglia Camilliana

E’ una storia commovente quella della signora Erzsike: ella ha 65 anni, due anni fa che ci siamo incontrati al reparto di cardiologia, durante il mio servizio pastorale. D’allora è rimasta fedele alla nostra Famiglia Camilliana. Ora è venuta al ritiro da Csíkpálfalva, con le due Jucika. Penso che ella ha trovato il più grande regalo, quello di ricevere il dono del perdono. Ci ha raccontato che da 47 anni non ha mai preso la penna per scrivere, ora lo fa per prima volta. Così ci racconta:

„Abbiamo iniziato il ritiro all’ospedale, parlando con i malati e poi pregando il rosario. Sono stata commossa vedendo i malati come pregavano, mentre il cappellano confessava e distribuiva l’eucaristia.

Il giorno dopo siamo andati al santuario di Csíksomlyó, alla festa dell’assunzione della SS. Vergine. Sono stata molto felice, sentendo le grazie del Signore.

Il terzo giorno siamo andati nel bosco. Con Hajnika abbiamo trovato un posto opportuno per parlare. Ella mi ha letto un testo sul perdono, poi mi ha lasciato sola per poter pensare. Ho chiuso gli occhi e ho cominciato a riflettere. Ho pensato che non potevo amare nessuno perché nessuno mi amava. Sentivo tanto la mancanza dell’amore e ho scoperto, che, colui che non riceve amore nell’infanzia, diventa handicappato spirituale. Nel contesto di carità del ritiro ho scoperto l’essenza del perdono e ho perdonato di cuore a mia madre per l’assenza del suo amore. Mi sono sollevata, ho respirato, ho cominciato a vivere una vita tutta nuova. Ho capito il mio papà, che nella sua sofferernza e vergogna per la sua moglie si è girovaggato. Il mio sonno poi mi ha convinto che il mio perdono nei loro confonti è stato concesso.

Da quando sento l’amore, anch’io posso amare e sento che tutto il mondo mi ama. Sono contenta di conoscere Hajnika e posso frequentare la Famiglia Camilliana, sento che le mie preghiere sono state ascoltate dal cielo. Ringraziamo Signore che hai ascoltato le nostre preghiere e  ci fai tanti miraocli nella nostra vita. Ringraziamo i segni che ci dai per rafforzare la nostra fede e ci aiuti nel portare il peso della nostra vita. Dacci anche in seguito perseveranza di seguirti e di amare i nostri prossimi e di perdonare agli nostri nemici. Gesù mio, sai solo tu, lo senti tu, che il Padre ci ama ciascuno così, come siamo.”

Notizie:

*  Vorrei ringraziere di cuore a Mariedl F. Pircher di Bolzano, fondatrice del Centro Ciechi San Rafael il suo regalo straordinario. Grazie a Lei, che il 14 ottobre 2003 abbiamo potuto acquistare una macchina, tanto mancata ed aspettata. Il 25 ottobre sono riuscita portare al nostro incontro i membri della FC venuti dalla campagna. L’Amore Onnipotente le benedica per il suo regalo magnifico. La targa della macchina è: HR 13 AVE (HR = la provincia, Harghita).

* Tra 3-4 novembre abbiamo tenuto la conferinza interreligiosa dei cappellani ed assistenti pastorali a Kolozsvár. Le tematiche sono state: la scala dei valori del malato, applicato anche all’operatore  pastorale; la discussione dei verbali fatti con i malati. Abbiamo costatato il prossimo incontro con le sue tematiche.

* Il 16 novembre: la festa della Madonna, Salus Infirmorum, la Famiglia Camilliana si incontra all’Ospedale Vecchio alla celebrazione eucaristica dei malati, ci ricordiamo i nostri defunti, dopo quale faremo l’agape all’indirizzo di qui giù.

* Abbiamo saputo all’ultima ora  della stampa che la Famiglia Camilliana di Francia sta progettando un sito internet, e che mi hanno invitato di preparare i testi ungheresi. Sono contenta per questa collaborazione promettente, mi impegno volentieri con l’aiuto del Signore


Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO - 530194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel/Fax: 0040 266 316-830 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@nextra. ro;


Il Messaggio della Famiglia Camilliana di Csíkszereda

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