Il messaggio della Famiglia Camilliana di Csíkszereda Anno V, Numero 38, aprile 2001 La pastorale sanitaria negli ospedali Abbiamo
già dato con gioia nel numero di gennaio la notizia dell'inizio
della pastorale
dei malati negli ospedali della nostra città. Le esperienze
fatte in questi
quattro mesi sono stati promettenti e pieno di frutti. Siamo
partiti in due, Pál Ibolya che è una professa di suore
della Maria Ausiliatrice
e me. Abbiamo diviso tra di noi i tredici reparti che contiene
settecento letti
degli tre ospedali della città. In questo modo possiamo arrivare
ovunque senza
difficoltà. Nell'ospedale Generale lei ha scelto la chirurgia e
gli interni, io
invece l'ostetrica, la ginecologia, cardiologia, dove ho anche una
sezione di
oncologia. La pediatria e l'intensivo vengono visitati da noi ambedue.
Nell'Ospedale Vecchio, Ibolya va al reparto della neurologia, alla
fisioterapia
ed ORL, io alla dermatologia, all'oftalmologia e alla psichiatria. Il
nostro è un lavoro di assistenza pastorale, che consiste nella
relazione
pastorale di aiuto attraverso i rapporti personali creati durante le
nostre
visite. La relazione pastorale d'aiuto è una scienza che
abbraccia le finalità
della psicologia, della teologia e della pratica che nella cura dei
malati di
oggi viene già usata largamente. Il suo scopo è di
riflettere interamente
all'essenza dell'uomo, per promuovere una visione sana, lì dove
l'armonia del
corpo e dello spirito si è danneggiato. Dunque vuole aiutare
alla guarigione
l'intero essere umano, riportare all'armonia la sua unità
indissolubile, dove
neanche lo spirito non è figlio illegittimo della vita
quotidiana del malato. Il
nostro lavoro di assistenza pastorale, come anche il suo nome lo
definisce
prepara l'apostolato del sacerdote. Certamente con il consenso del
malato noi
lo prepariamo a ricevere i sacramenti della Chiesa, soprattutto la
confessione,
l'eucaristia e la santa messa. Posso comunicarVi con gioia che da
quando
lavoriamo negli ospedali si è moltiplicato il numero dei malati
che condividono
i sacramenti. Abbiamo
il don. Jakab László che ogni domenica celebra la santa
messa per i malati in
modo alternativo negli due centri degli ospedali. Anche noi assistiamo
in
questi momenti e partecipiamo nella messa dei malati. Ma abbiamo avuto
anche
dei battesimi urgenti, quando un piccolo neonato con una malattia grave
doveva
essere battezzato urgentemente. Anche in questo caso abbiamo offerto la
massima
festività che le possibilità di un ospedale consentono.
Devo parlare sul nostro
rapporto con il personale degli ospedali. Posso confessare che siamo
diventati
un gruppo grande di lavoro, perché fin dall'inizio ci hanno
accettato non ci
hanno creato nessuna resistenza nei confronti del nostro lavoro, al
contrario,
ci incoraggiano e non di rado ci ringraziano per le nostre fatiche.
Durante i
quattro mesi passati ci abbiamo precisato il nostro ritmo e la nostra
metodologia di lavoro adattandoci alle esigenze attuali. Dipende dai
nostri
malati quando, e che cosa possiamo fare per loro. Secondo San Camillo,
davvero
sono loro "i nostri padroni e signori...", perché dipende dalla
gravità della loro situazione quando possiamo avvicinarli.
Lavoriamo tutte e
due autonomamente con una flessibilità adatta alle esigenze. Io
al solito vado
a trovare i malati nel pomeriggio, quando sono più liberi. All'inizio
ci sembrava di essere sufficiente un giorno all'Ospedale Vecchio, ma ho
dovuto
notare che non è così. I malati hanno bisogno di
più. Durante una visita la
settimana non è possibile creare un'atmosfera di amicizia,
perciò mi sono
decisa di precisare il programma: lunedì, mercoledì e
venerdì vado all'Ospedale
Generale, il martedì e giovedì a quello Vecchio. Qui ho
provato di radunare i
malati dei tre reparti (dermatologia, oftalmologia e la psichiatria),
ma dopo
un tempo eravamo tanti, e una stanza non era più sufficiente per
tutti.
Purtroppo nessun ospedale ha un luogo di culto o almeno un angolo dove
sarebbe
possibile di radunarci tranquillamente a pregare, perciò ero
costretta di
risolvere il programma pastorale dei tre reparti separatamente. All'Ospedale
Generale però fin dall'inizio sono riuscita a creare quel "nido"
dove
radunarci. Questo si trova al terzo piano, al reparto di ginecologia,
dove il
programma di preghiera di sera fino ad oggi si svolge senza
difficoltà. Quest’ora
fissata è importante perché ho più tempo alla
disposizione per poter parlare
con i malati allettati o con le madri a coloro non è permesso
lasciare il
reparto d'ostetrica. Ultimamente abbiamo provato di radunare i malati
il
mercoledì, al corridoio del quinto piano, ma si teme che i
malati si
raffreddono lì, e coloro che sono stati operati o quelli della
cardiologia
comunque non possono venire. E'
una cosa stupenda che tanti malati si ricoverano all'ospedale che
già lo sanno
del nostro lavoro pastorale e lo sanno anche l'ora della preghiera
serale,
perché qualcuno li aveva avvertita, sia un altro malato che il
loro medico di
famiglia. Anche il nostro programma di preghiera è flessibile,
si adatta alle
esigenze momentanei, i malati sono attivi, le sentiamo con piacere le
loro preghiere,
i loro canti, così non diventa monotona e impariamo a vicenda.
Gli piace a loro
la proiezione delle diapositive. Spesso
mi chiede la gente, se non è difficile per me stare così
tanto tempo con i
malati? Dico con gioia di no, assolutamente. Qui succede qualcosa
altro, che
non ci fa stancare: ricevo tanta forza, mi pulisco, sospiro, divento
leggero e
soprattutto ringrazio il Signore ogni giorno il fatto che "neanche oggi
ho
vissuto invano". Notizie: * il 18 aprile:
l'incontro della FCL di Csíkszereda; * tra 2 és 21 maggio si
terrà il Capitolo Generale dell'Ordine Camilliano a Rossano
Veneto; * ringraziamo al parroco
di San Domenico, Csiby László che l'ha abbracciato la
causa dei ragazzi
camilliani e a Kádár István parroco di
Kolozsmonostor che ci ha onorato con la
sua presenza la nostra festa di 25 marzo; * Auguriamo a tutti una
Santa Pasqua! Con affetto, Maria-Hajnalka Bakó, R - 4 100 Miercurea-Ciuc, Str. Copiilor 1/A/3, Romania; Tel/Fax: 0040 66 316-830 |