Il messaggio della
        Famiglia Camilliana
                                                        di Csíkszereda


Anno XVII, nr. 178 – giugno 2013

Il „Dio che ricompensa” guarisce!

 

Tanti anni fa, quando lo stato di mia salute è arrivato così grave che dal punto di vista medico è scomparsa ogni speranza, la condotta della mia vita ha iniziato un cammino del tutto particolare. Dopo un mese di ricovero all’ospedale mi hanno comunicato la “condanna”, secondo la quale sto al margine di paralizzarmi ogni momento. Mio medico mi ha provveduto con dei boni consigli per i giorni consecutivi e mi ha attirato l’attenzione di non portare del peso più grande di cinque kili, avendo la possibilità di non poter arrivare al zelo. Tale situazione mi era tentante, il raggio di speranza nutrito fino allora si è scomparso, ero anch’io consapevole che il medico mi parla sul serio e mi vuole soltanto preparare alla prognosi, che quando ariva, non mi sorprenda come una disgrazia insopportabile. Già da tanto tempo non potevo fare un passo più grande del mio piede, e potevo accertarmi durante gli esami medicali, non potendo rimanere in equilibrio stando in una gamba. Una volta, quando ho voluto blandire ai miei guaritori nel’ospedale e ho preparato un buon caffé, mentre gli ho portavo lungo il corridorio ho versato tutto. Arrivando là ho sentito il discorso su di me, e ho capito la diagnosi fatale. Consapevole della mia “condannare” dopo aver lasciato l’ospedale sono andata in chiesa. Al termine della santa messa, l’organista ha cominciato il canto “Cuore di Gesù, ti amo”. Stavo accanto l’organo. Cantando il canto ben conosciuto e amato mi sno scoppiata in pianto. Mi ha toccato profondamente il suo contenuto, penetrando al cuore e si è diventato una supplica commossa. Mi sembrava che il cielo si è sparto e la vita si è fermata. Ho dovuto piangere a lungo, mettendo giù l’incapacità accumulata dal mio cuore, o almeno gridare fino i cieli il mio doloore. A quel momento non potevo neanche pensare a queste cose consapevolmente, succedavano gli eventi semplicemente. Poi, durava ancora un periodo tale lotta tra vita e morte, e la situazione senza prospettiva era opprimente. Penso che l’esaurimento totale mi ha vincolato e mi sono crollata nel pensiero: cosa sarà con me se mi paralizzo, chi avrà cura di me? Vedevo davanti gli occhi la morte di fame, la sofferenza della dissoluzine progressiva, non avendo la forza di mantenermi, sono affaticata della sopravvivenza.

Allora un sogno straodinario mi ha svegliato dalla mia disperazione. Mi sono tanta meravigliata che il Buon Dio mi risponde con la più fina delicatezza divina e amore e non mi castiga, nello stesso tempo mi fa brillare il raggio della speranza. Il sogno conduceva attraverso un tunel che era piena di una luce arancione, dove erano compattati varie epoche umani. Penetrando dentro sempre di più, progressivamente ho perso il mio peso, non andavo ai miei piedi, bensì come gli astronauti librando nel vuoto. Quando sono arrivata al termine del tunnel dove erano anche altri, un signore anziano con i cappelli bianchi ci ha portato l’Eucaristia ed alzando in alto per noi, diceva: “Beati coloro che il Signore Gesù, l’agnello divino invita al suo tavolo...”, poi poco tempo dopo si è tornato là, da dove è uscito. Io, come se fossi andata là di prendere in considerazione tale “messaggio”, mi sono involtata indietro e su quella strada mi sono tornata. Ora però, come avvicinavo all’area terrena, ho cominciato sentire il proprio peso, ed alla fine ho dovuto passare attraverso “il nascere” coarcitivo. L’ho sentivo così, doveva succedere, aveva potenza su di me. Dopo aver svegliato da quest’evento, mi sentivo viva, e ho meditato il successo, ormai dal punto di vista della speranza che dona la vita, mi ha penetrato il sentire della gratitudine profonda. Non potevo meravigliarmi, che il Buon Dio mi ama proprio così tanto, e si è intervenuta nella mia vita là, dove io mi mostravo la più debole, nella perdita della speranza, che sfiorava ormai la margine dell’incredulità. Per tutto questo invece non mi ha fornito giudizio, bensì misericordia. Ho cominciato di accordarmi con Lui. Gli ho detto: “Non va bene Signore che io possa portare solo cinque kili, ti prego inventare qualcosa...” Egli era attento anche a questa mia domanda. Tramite lo Spirito Santo mi ha fatto capire una possibilità: aiutare gli anziani per la strada portare i loro bagagli, ed io ho cominciato a praticarlo. Il mio cuore mi sussurava: la loro gratitudine e preghiera mi guarirà..., e, ho sperimentato come guarisce “il Dio che ricompensa”...

 

L’anno del „cuore”

 

L’anno 2012-13 dal luglio a luglio era il secondo anno di preparazione per l’anno giubilare, il quattrocentesimo, in meoria della morte di San Camillo. In questo periodo la nostra Famiglia Camilliana Laica contemplava il mistero del „cuore”. Nella vita e spiritualità di San Camillo il cuore occupa il secondo pilastro dopo il Crocifisso nella cura dei malati. Egli curava col „cuore di mardre” ogni malato, come una madre prende cura del suo unico figlio infirmo.

San Camillo ha riconosciuto l’importanza della ricchezza del „cuore”, si è identificato ad essa nella sua diakonia di carità. Ha perso presto la sua madre, ma ha custodito il calore del cuore materna, da adulto ha costruito su quello, non di meno che L’Ordine dei Ministri degli Infermi. Il ricordo della madre forse gli ha alzato lo sguardo verso i cieli, dove ha scoperto la Madre Celeste. Ha concatenato il cuore della madre terrestre con quella della Madre celeste dentro il suo cuore ed insieme col cuore afflitto di Gesù Crocifisso ha assunto quelle sorte umani che neanche oggi sono facili da risolvere. Ha giustificato che il „cuore” è la ”bussola” di chi cura.

Il Gesù Crocifisso e la spiritualità del cuore della madre si compie nel terzo pilastro nella pratica quotidiana nel modo di servizio del „buon samaritano”. San Camillo si fermava quale samaritano misericordioso accanto la persona malata, sofferente, abbandonato, sdegnato, proprio come il Signore ci ha mostrato non solo nella sua parabola, bensì con la propria vita. Sappiamo che in questa parabola il Signore parla su sé stesso, sia come quello che viene, prende cura della persona mezza morta lasciata al margine della strada, sia quello che aspetta misericordia nella persona del sofferente. San Camillo ha compiuto tutte e due: egli curava il Cristo Gesù in ogni persona e portava il Signore ad ogni suo malato tramite la propria persona. E con tale servizio ha fondato la „Scuola di carità”, quasi elevando alla dignità della sacramentalità la cura dei malati.

 

Notizie :

 

* Partendo dal 17 giugno, festa della Madonna della Luce (2005), trasmettiamo il programma interattiva per i malati „Venite da me” nella Radio Maria dallo studio regionale di Csíksomlyó, dalla vicinanza del nostro noto santuario, dai „piedi della Madonna”.

* Il 14 giugno abbiamo avuto l’incontro del quarantesimo del Liceo di Márton Áron. Abbiamo cominciato la festa nel santuario della Madonna con la celebrazione eucaristica, poi con la memoria ai defunti presso la colonna inciso in legno. Dopo questo il programma si è continuato con l’ora del dirigente. Nella mancanza del dirigente il benemerito Miklós József (+2003), egli era sostituito di una compagna di classe. Alla fine avea luogo il pranzo festivo.

* Il 9 giugno il coro „lux Aurumque” ha dato il suo ultimo concerto della stagione nell’Ospedale.

* Auguriamo buone vacanze, riposo, bellezze ai nostri figli, figlie ed alunni!

 


Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel: 0040 366 10 22 55 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@hr.astral.roArchivio: www.camillo.romkat.ro (it), http://www.kamill.romkat.ro/ (mag)


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