Il cuore di San  Camillo
                             Nella nostra Chiesa  dedichiamo il mese di maggio alla Madonna, il giugno al Sacro Cuore di Gesù,  con i malati nell’ospedale invece in luglio ci ricordiamo a San Camillo de  Lellis (25 maggio 1550 - 14 luglio 1614) patrono dei malati, degli ospedali ed  operatori sanitari. Il Fondatore dell’Ordine   dei Servi degli Infermi (Camilliani) nacque a Bucchianico d’Italia,  vicino al mare Adriatico in una famiglia nobile di soldato. Sua vita potrei collocare  tra quello di San Paolo e di Giovanni Paolo II: il convertitore perenne di  Paolo e di colui che rimane orfano presto, ma che mette la sua vita nelle mani  della Santa Vergine. Così il Crocifisso e la Madonna saranno le basi  fondamentali e ideali per eccellenza di San Camillo. Egli era portato per una  strada lunga dal servizio di soldato all’ospedale, che il papa Benedetto XIV  dichiarava “la nuova scuola di carità” nel 1742 alla sua canonizzazione.
              Oggi, nel nostro mondo  cosiddetto civilizzato la maggior parte della gente nasce nell’ospedale e muore  là, ma per quanto si può affermare quale “scuola della carità” tale approccio  all’ospedale, dove la dignità soprannaturale dell’anima è sconosciuta? Questa  difficoltà non è stato diversamente neanche nel tempo di San Camillo. Egli ha  assunto un dovere oltre la misura umana per la dignità corporale, psicologica e  spirituale dei malati. Qui è stato necessario il cuore che era capace  portare il sacrificio massimo per ogni sofferente sia nell’umanità che santità. Perciò, forse è così magnifico il suo cuore rimasto intatto. Noi, ungheresi,  abbiamo una reliquia meravigliosa, la mano destra del re Santo Stefano,  reliquia nazionale. Ai malati e sofferenti invece, per il fatto che la malattia  è la visita di Dio, portandoci il proprio Cuore, da quasi quattrocento anni, un  cuore umano, una carne di misura del mio pugno, ci fa ricordare, quello di San  Camillo.  
              Quando sono riuscita  vedere per prima volta il cuore di quest’uomo meraviglioso, istintivamente mi  sono appigliata nel padre camilliano che mi guidava. Mi ha penetrato un  emozione straordinaria: non potevo mai immaginare che il cuore, motore  dell’amore umano, possa rimanere intatto per secoli. Se si parlasse di un ossa  di tessuto duro, lo potrei capire, ma di un tessuto di carne che è meno  duraturo nel tempo. O, eppure no…? Sento risuonare il messaggio del nostro Gesù  da esso. Mi sono così tanto colpita da questo primo incontro che volevo sapere  cosa succede con gli altri nei simili situazioni. Non sono sola nel tale  reagire. La maggioranza viene sorpresa, non credono agli occhi, anzi, buttano  la testa nel contenitore della reliquia perdendo il sentire della distanza,  inclinandosi troppo vicino e senza controllo al cuore e si picchia la testa.  Poi quando passerà il stupore del primo incontro, solo d’allora inizia quel  devozione, che, penso determina i pensieri del visitatore.
                   Il cuore di San Camillo sta in un reliquiario di vetro  nella casa generalizia dei camilliani di Roma, nella cappella del monastero  camilliano appartenente alla chiesa Maddalena, nella vicinanza del Pantheon.  Questa cappella nel quale il cuore di San Camillo è esposto insieme alle altre  reliquie del Santo, al suo tempo era la stanza infermieristica. Al termine  della sua vita Egli si è raccolto qui per offrire di tutto il suo cuore sé stesso  e l’Ordine da lui fondato al suo Maestro tanto amato cui cuore portava a tutti  i suoi malati. Uno dei suoi motto ci parla di Sacro Cuore, di messaggio eterno  del Santo Cuore di Gesù: „Più cuore in quelle mani fratelli!”, richiamo che  diventa benedizione a ciascuno di noi, chi è capace mettere in pratica tale  messaggio.
                   („Mondo di Cristo”, luglio 2011, 9)
                 Tre anni di preparazione all’anno giubilare –  2011: l’anno dell’Occhio 
                             Santo è colui che vive in armonia con Dio e la gente. Mette in ordine le sue cose nel  cielo e la terra. Prima di morire, San Camillo, patrono dei malati, ospedali ed  operatori sanitari ha scritto la sua Lettera testamento, affidandoci con essa  la sua eredità spirituale. Anche il genitore buono fa lo stesso con la propria  famiglia, prima di congedarsi apre la prospettiva del futuro, della vita ed  amore eterno.
              L’occhio  di San Camillo era attento, osservante, vegliava accanto l’umano soffrire,  custodiva anche le più fine sfumature. Amava. Avvistava ed affezionava, in modo  evangelico. Guardava ed amava il malato ed il sofferente. Con gli occhi  scopriva per amare ogni essere umano con il quale si è incontrato sul  palcoscenico della vita. Il suo sguardo non si è fermato però alla forma  delineata dal materiale. Guardava oltre, vedeva in esso il Magnifico, il Dio,  concretamente il Figlio di Dio vestito di uomo, Gesù Cristo. Ha sacrificato la  vita, opera, perché anche gli altri possano vedere quello che egli vedeva: Dio  in Gesù Cristo vive in mezzo a noi, respira in noi, vicendevolmente possiamo  vedere Lui.  
                   A quest’ottica l’Onnipotente  gli ha indicato proprio l’ospedale ed il nostro Santo ha accettato la decisione  divina, vedendo così il più Grande nei più piccoli.
                   Il nostro Santo „è nato uomo”,  che ha  percorso la strada delle  battaglie della vita, giustificando la sua umanità sul campo di lotta, poi  ferendosi, ha lottato per ottenere l’abnegazione ed accettazione interiore. Ha  dovuto vedere quello che nel suo tempo meglio non volevano vedere che assumere,  quello che la divina volontà ha preparato per lui: il proteggere dei poveri  malati. L’ha visto e l’ha assunto su di sé la loro sorte, osservando lo  sguardo, il modo di vedere di Dio. Egli si è incatenato così fortemente  con lo sguardo divino che mai più non si è staccato da lì. Così:
                   Egli ha fondato con la propria  vita „la nuova  scuola di carità”  (Benedetto XIV) nell’ospedale, dove ha liberato le vittime dalle mani dei mercenari di quel tempo. Ha visto con il proprio cuore tale situazione in mezzo alla  povertà inimmaginabile e non faceva finta di niente né per paura né per lo  schifo a causa del lavoro che spettava lui a compierlo.
              Nell’anno  dell’occhio, noi, chi siamo stati benedetti da Lui prima di andarsene via dal  mondo, sentiamoci invitati a continuare la „Scuola di carità”, vedendo con i  suoi occhi e suo modo di vista.
              Preghiamo  che la Chiesa, alla richiesta del suo Ordine lo promuovi ad essere dottore  della chiesa perché tutti possano sentire proprio la sua eredità benedetta in  tutto il mondo!
                 Notizie:
                 * Il 14 luglio, giovedì: la festa di San Camillo.  Nella nostra famiglia ci rinnoviamo l’incontro spirituale dell’Angelus dalle  ore 12. Santa messa in Sant’Agostino alle ore 19, dopo la quale agape,
                   * Il 1 luglio ho iniziato l’elaborazione della vita di  San Camillo per i lettori ungheresi. Il suo apparire ho pensato per l’inizio  dell’anno giubilare (2o13-2o14). Quale fonte primaria sarà la tesina, elaborata  sotto la guida del padre Angelo Brusco. Chiedo con stima ed umiltà le preghiere  di tutti Voi,
                   * Dopo cinque anni di pausa, abbiamo programmato il  nostro ritiro tra 8-11 settembre con i collaboratori là, dove l’abbiamo  tralasciato a Gyímesbükk, nel pensione Deáky,
                   * La figlia Eva farà una pratica speciale di  professione presso l’Oncologia Nazionale „Kék Golyó” di Budapest reparto dermatologia,  tra 18-22 luglio all’invito di Barone Dr. Podmaniczky Erzsébet,
                 * Nostro Emil ha ottenuto l’accesso al Liceo ”Maria Aiutante”. Dio gli  aiuti anche nel futuro!
                 
          Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel/Fax: 0040 366 10 22 55 / 0040 721 088 154 / e-mail:  mariabako@hr. astral.ro http://www.hhrf.org/gyrke/camilliana