Anno XV, nr.
160 – dicembre 2011
L’infermiera col cuore di angelo
Negli anni 50-60, quando frequentavo l’ospedale, quale scuola per eccellenza della vita, non l’hanno permesso i genitori ai figli neanche per la visita, perché non vengano perturbati nel loro stato d’animo. A quel tempo se un bambino ha entrato nell’ospedale, di buona speranza anche per mesi non poteva rivedersi con i suoi familiari. A Csíkszereda, l’ospedale pediatrico stava accanto la chiesa della Santa Croce, nell’edificio angolare verso la stazione ferrovia. Restaurato, esiste fino ad oggi.
Nell’ospedale dominava un ordine militare. Nell’ambito del programma ben organizzata si poteva seguire ogni movimento del giorno. All’alba si cominciava la vita col rumore insopportabile, con la pulizia. Ci svegliavamo impauriti. Non ho potuto capire mai perché si devono i bambini essere svegliati in tal modo. Il più duro era sopportare l’odore forte del cloro. Alle sei del mattino suonava la campana della chiesa. Veniva la prima puntura, poi a mezzogiorno e la sera alle sei gli altri. A mezzanotte arrivava l’ultimo senza campane. Ciascuno di loro aveva il proprio mito.
Chiedevo spesso che il programma dell’ospedale e il suono della campana, erano solo una coincidenza, eppure il gioco della sorte l’ha fatta che la voce della chiesa rompa i giorni lunghi dell’ospedale? Dove sta Dio a quest’ora? – domandavo, perché l’ospedale era buono per un bimbo, che, se voleva prematuramente poteva porrere simili domande, poi nei disegni del soffitto comporre le sue favole, se non potendo leggere ancora, nessuno recitava una per lui, e nessuno diceva con lui una preghiera la sera. All’ordine militare faceva parte che il lenzuolo doveva essere sempre stirato. A quel tempo anche un bambino riceveva lenzuolo stirato, ma doveva avere cura per non incresparlo, perché ci minacciavano che il medico primario durante la visita mangerà, o almeno morsicherà la testa del commettente. Abbiamo imparato perciò stirare con la palma e stare al letto immobile, che non accada neanche una crespatura sul lenzuolo. Tale immobilità era rotta a caso dal potere di vita che è rimasto ancora in noi e la voglia di muoversi ha contrastato l’austerità militare. Poi sorveglianti di carattere e di volume degni di favola con voce imperativo fulminante ci hanno fatto tornare nei nostri letti, da dove era proibito discendersi. Mettevano anche una punizione carino in rilievo. Soprattutto la camera 7, accanto l’entrata dalla strada Harghita cadeva sotto controllo severo, dove si poteva entrare solo atraverso lo studio medicale. Quest’era sempre sotto gli occhi, perciò qui dominavano le leggi più severi. Qui, la cosa più insopportabile era la mancanza del toilette, che era sostituito di un paravento attorno il camino maiolico. Tale posto era anche il sede dei scarafaggi, malgrado ogni desinfezione.
Lo staff ospedaliero ci offriva buona opportunità per categorizzare gli adulti. Un bambino conosce esattamente l’anima di quella persona che lo cura, solo per il modo di come gli fa la puntura. Quella è sempre dolorosa, ma l’anima che sta dietro, può accarezzare con la sua compassione, oppure può guardare alla sua „vittima” quale oggetto con la sua incomprensione. Anch’oggi si fa similmente.
E’ successo che ho dovuto passare il Natale nell’ospedale per una malattia di lunga durata. Ero il quinto elementare, cioé appartenevo ai ragazzi grandicelli con i miei 25 chili. Conoscendo il programma delle infermiere, abbiamo calcolato molto prima, chi sarà di servizio la Notte Santa. Abbiamo constatato con amarezza che non avremo Natale. Per un figlio non è lo stesso neanche nell’ospedale con chi passa la Notte Santa, quando genitore, famiglia non sono presenti, e dalla camera non si può uscire. E’ caduta in quest’aria letargica rinchiusa la notizia che l’infermiera più amata, la signora Elisabetta Török ha cambiato il suo turno per poter stare con noi, solo per regalarci la gioia dell’insieme. Ci siamo scoppiati in euforia. Aspettavamo la sera con emozioni. Abbiamo dimenticato che al Natale la gente si regala a vicenda. A noi, era importantissimo che qualcuno, che ci vuole bene, verrà a trovarci. I nostri sentimenti erano simili. Abbiamo aspettato l’incontro nel quale sentitvamo un miracolo. La sorpresa era grande quando la signora Elisabetta è arrivata con sua figlia di nostra età, per festeggiare insieme il Natale. Portavano dei dolci da casa e tanti palloni da soffiare abbiamo giocato a palla allegramente. Abbiamo radunato i nostri dolci e ci siamo diventati una grande, felice, amorevole famiglia. La severità quotidiana è scomparsa per quella Sera. L’amore tenera della signora Elisabetta ci ha fatto scordare il desiderio per le nostre famiglie e ci ha riempito i nostri cuori.
In questa notte ho capito che il Buon Dio sta in mezzo a noi, L’aveva portato a noi la nostra infermiera col cuore di angelo, che era capace sacrificare la Santa Notte della propria famiglia per noi. D’allora il suono della campana mi segnalava anche la speranza che attraverso le sfide quotidiane il Buon Dio sta vicino, Egli aspetta soltanto che qualcuno possa far apparire e chiamarLo per nome.
La nostra signora Irma, camilliana
All’ultimo giorno di novembre la nostra cara signora Molnár Irma, membro più anziana della Famiglia Camilliana è deceduta. Un anno fa, al mio consigllio, si recava nella casa di riposo Santa Elisabetta. Attorno la festa di S. Elisabetta era già malata, allettata, le abbiamo presentato la più fresca membra camilliana Dánél Éva e sono riusciti incontrarsi con Imre Lizike, dopo un anno di lontananza.
Abbiamo percorso insieme l’ultima sera. Per un motivo imprevvisto siamo andati nella Casa di riposo, forse lassù l’hanno organizzato che ciò possa succedere. Ella rese addio dalla vita sorridente, si è preparato totalmente al partire. L’ha rifiutao le cure. Sapeva qualcosa precisamente: è aspettata dal Signore Gesù con la Madre Vergine. Era guidata da tale pensiero e ci ha preparato ad esso. Essendo vicino a lei, le ho attirato l’attenzione di non si scordare di noi nel Regno, ella umilmente mi rispose: „Anche lì pregherò per voi.” Con ciò quasi si è infilata dietro la Madonna, Chi intercede per noi, Chi prega per noi, Chi è mediatrice di ogni grazia, è l’Onnipotenza genuflessa. Perciò le ho chiesto quale „Mamika” di non lasciare la mano della Madonna ed ella mi ha promesso: „Non la lascerò.” Ed è partita con Lei il mattimo dopo. Sarebbe compiuto 83 anni il giorno dei suoi funerali. Riposi in pace.
Notizie:
* Quest’anno di nuovo abbiamo festeggiato il giorno di Santa Elisabetta nella Casa di Cura „Santa Elisabetta” di Gyergyószentmiklós. Il motore del servizio di carità era la stesssa Dánél Éva (DÉva) che ha incantato gli abitanti della Casa con i dolci fatti da mani sue. In controccambio per il suo lavoro e per i sapori di casa ella ha ricevuto gli sguardi pieni di gratitudine e lagrime, ossia „valute di Vaticano”, vuol dire:”che Dio ti ricompensi”, espresso di ciascuno di loro.
* Preghiamo per la salute del P. Angelo Brusco, camilliano, perché si guarisca il più presto possibile!
* Con l’accoglienza della famiglia Makó, sono diventata bisnonna, per Natale stabiliscono a Betlehem,
*Anche quest’anno il nostro giorno di regalare natalizie sarà il 23 dicembre nell’Ospedale Grande,
* Per la generosità dei nostri benefattori diciamo di cuore un grand ringraziamento, avendo reso più bello e ricco il Natale ai malati ospedalieri. Il Buon Dio renda più vecchio nel loro magnanimità!
* Auguriamo a tutti nostri cari lettori Buon Natale e Felice Anno Nuovo!
Kodály Zoltán: Adventi ének / Advent song: http://www.youtube.com/watch?v=3CS8K_5c8Yw
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