Il messaggio della
        Famiglia Camilliana
                                                        di Csíkszereda


Anno XVII, nr. 184 – dicembre 2013

L’Avvento delle Madri
           
Sempre mi ha impressionato la vita delle madri. Sono portatrici di un mistero così profondo, che non posso comprendere, e non sono sola con questo, le madri giovani confermano lo stesso.
Visitando il reparto ostetrico dell’Ospedale Generale spesso parliamo su questo tema, tanto mi affascina sempre lo spettacolo di un neonato, che devo esprimere al solito la mia ammirazione sincera, e ricevo certamente anche un feed-back, toccando una corda, alla quale la giovane Madre risponde volentieri. Mi fermo con calma davanti al lettuccio, nel quale giace il piccolo “pacchetto”, guardo il suo volto, costato se è biondo eppure brunetto, e sia piccolo o grandicello, lo elogio, se è piccolino, dico alla madre, che dopo un anno non potrà correre abbastanza dopo di lui, perché si dice che dai piccoli bimbi crescono i più veloci ragazzi. Se invece è grandicello, il suo volto è paffuto, e si rivela il suo peso, allora le dico, che fra poco lo può mandare all’asilo. Così ci divertiamo con le giovane madri da settimana a settimana, se dalla grazia del Signore tutte e due sono sani, sia il bimbo che la madre, allora c’è allegria, felicità e si può e bisogna dare voce alla meraviglia. Purtroppo non sempre succede così, perché malgrado ogni prevenzione e attenzione accadono dei casi che richiedono gli interventi urgenti, allora non c’è tempo né allegria per le battute, allora bisogna salvare una vita, siccome è possibile, però succedono dei casi, quando questo non è possibile ottenere, allora bisogna addomesticare il lutto, poiché questo è possibile.
La stanza particolare del reparto ostetrico è, dove sono ricoverate le cosiddette “incinte in pericolo” per esprimere in linguaggio quotidiano. Anche qui, come altrove ogni malata vive la sua situazione in modo personale, e non è fortunato generalizzare, perché si può ricavare da esso qualche intralcio. A chiunque significa qualcos’altra la vita, il matrimonio, l’accettazione dei figli, il portare del figlio/la figlia, per non parlare della loro educazione. Le madri qui, vedendo le difficoltò a vicenda, imparano molto, però, prendono anche tanto spavento. Non sono preparate per le sfide, se è possibile prepararsi adeguatamente. Con loro  parliamo spesso, a lungo, trattiamo quei problemi, situazioni che  propongono. Il nostro scopo sempre è di farle capire lo “stato benedetto”, il vissuto dell’Avvento materno con l’aiuto della fede. Fino ad oggi questo si è dimostrato l’appoggio più forte su questa strada non sempre dritta.
Non è ogni matrimonio senza problemi. Quando scoppia il pinto da una giovane madre per la prima domanda, allora si può parlare solo prudentemente sulla “benedizione”, perché a lei, il concetto dello “stato benedetto” è una fata morgana, illusione falsa, il suo bimbo è la conferma di tutto questo. Ci meravigliamo se la moltitudine dei figli non voluti affolla il mondo che non trova poi il suo posto nella società? Queste madri, in migliore caso, sembrano di restare come fossero giudicati a fare il servizio compensatore per tutta la loro vita, sforzandosi di compensare lo stato mancante della benedizione per i loro figli, e nel frattempo si consumano se stessi, dimenticando a vivere pienamente, diventarsi benedizione, essere le concreartici delle meraviglie vitali al fianco del Buon Dio.  
            Il gran protettore delle madri dei nostri tempi, Barnai Roberto dice: “Proteggete anche dal vento le madri incinte!” Sì, perché com’è il tempo d’aspettare della madre incinta, così sarà la vita della società, benedetta o no. Perciò, è importante soprattutto adesso, in Avvento essere attenti al loro tempo, che non si limita, a questo periodo liturgico, ma comprende i due terzi di tutto l’anno.
            In questo senso ogni volta quando abbiamo parlato con le madri incinte, siamo riusciti di accendere la luce nella loro vita, portare la prospettiva del futuro nel presente, addomesticare i scopi che sembravano irrealizzabili, e renderli vitale per le realtà concreta, perché l’Avvento delle Madri è la bussola della società, che è anche il pegno di realizzazione pienamente della nostra vita.

Festa di Natale nell’ospedale  – Anno giubilare “Cento braccia” di San Camillo

            Tredici anno fa che è cominciata la pastorale organizzata degli ospedali nella nostra città, ma come tale per prima volta nella Chiesa Cattolica Ungherese. Grazie a dio, stiamo preparando da tredici anni organizziamo il Natale. Tal evento straordinario è preceduto di lunga preparazione. Già durante l’anno raccolgo le cose da regalare e quanto è possibile metto a parte anche un po’ di soldi. Come il mio campo di lavoro si comincia con il reparto ostetrico, continua con la pediatria, poi con la ginecologia, cardiologia, oftalmologia, dermatologia e finisce con la psichiatria, ho una pista interessante da correre, tale pista si veste in festa anche per Natale. La preparazione concreta si comincia con l’arrivo dell’Avvento, con le corone. E’ una bella tradizione da noi, onorare con un’attenzione particolare le quattro settimane d’Avvento. La corona si prepara di pino che mantiene le sue foglie, o da altro materiale adotto all’occasione, con quattro candele liturgiche, tre viola e una  rosa, con nodi di stessi colori. Ogni settimana si accende una candela in più, fino a quando terminano le settimane. La corona la portano i famigliari ai malati che non sono in grado di alzarsi, non possono venire né all’ora di preghiera né alla santa messa dell’ospedale, eppure i malati stessi trattengono pregando con le luci accese delle candele.    
            Per la festa di Natale acquisto prima di tutto dolci: caramelle speciali di albero Natale, cioccolati, wafer, biscotti, vari altri dolci che sono facilmente distribuibili a chiunque. La frutta del sud è dipinta, sull’arancia e banana disegno un volto sorridente. La mela, che è la diletta, guarda col sorriso tutto questo, perché essa non ha bisogno di essere dipinto, nonostante il freddo del paese, essa, maturandosi, diventa bella rossa. La frutta del sud acquisto per ultimo, questi si rovinano presto.
E’ un compito particolare, l’acquisto dei vestiti per i neonati e bambini grandicelli. Al Natale, se una madre è costretta di stare con il suo piccolo nell’ospedale, è benvenuto un regalo come tale. Durante l’anno devo essere attenta di fare relazioni con famiglie con ragazzi piccoli che siano anche disponibili per questo regalare. Grazie a Dio si trovano ancora delle persone magnanime.
            Il giorno di regalare durante gli anni si è fissato per il 23 dicembre. Com’è lunga la sua preparazione, la festa è così magnifica. Quale deputazione celeste incaricata arriva all’ospedale il gruppo dei bambini, ragazzi, giovani. Sì, perché i bambini di tredici anni fa, per oggi sono diventati giovani già, pian piano si volano fuori dalla scuola. I più giovani hanno iniziato a quattro anni, la più perseverante, Nagy Tímea, a sette anni, e ha partecipato a ogni Natale finora. Quest’è suo ultimo anno, spetta il baccalaureato. E’ commovente festeggiare ora, una piccola è diventata matura nel servizio.
            Il regalare lo cominciamo al reparto della pediatria, dove i ragazzi che regalano, s’incontrano con i bambini malati. Questi momenti sono commoventi, come fosse l’incontro della Santa Vergine con Elisabetta, ciascuna di loro portando il dolce peso, e così si salutano a vicenda. Poi andiamo agli altri reparti con canti di Natale, nel servizio felice, festeggiando la Buona Novella del Redentore.
            Esprimo la mia gratitudine a tutti quelli che ci hanno regalato con i loro regali, aiuto, lavoro, presenza, rendendo pieno il Natale dei malati dell’ospedale e dei loro aiutanti di quest’anno.

Auguriamo a tutti Voi Buon Natale e felice Anno Nuovo, benedetto dal Signore!


Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel: 0040 366 10 22 55 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@hr.astral.roArchivio: www.camillo.romkat.ro (it), http://www.kamill.romkat.ro/ (mag)


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