Anno XVIII. Nr. 193, ottobre 2014 - La FCL “San Camillo” di Csíkszereda compie vent’anni (25..03.1994)
ANNO GIUBILARE DI SAN CAMILLO 1614 - 2014
Il professore perenne
Vent’anni fa, in ottobre, sono arrivata a Roma per iniziare i miei studi di pastorale sanitaria proprio al mio quarantesimo compleanno. La Provincia Camilliana Austriaca ha assunto le mie spese, così potevo studiare con la loro borsa di studio. È rimasto però enigmatico il padre generale dell’Ordine Camilliano, il P. Angelo Brusco (fondatore e direttore del Centro Pastorale di Verona) che mi aveva invitato a studiare, senza conoscermi prima. Hanno trattato, infatti, la continuazione dei miei studi “dietro le mie spalle” a Budapest una volta con i conduttori dell’Ordine, quando il Padre Generale era arrivato nella capitale ungherese per la sua visita. La scintilla iniziatrice dava mia Mamma-Eva (Signora Simon). Aspettavo con entusiasmo l’incontro con quella persona “enigmatica”, che mi aveva invitato a studiare nella città eterna sulla cosa che desideravo sempre, ma alla quale altrimenti non sarei potuto arrivare mai.
Confesso, ero commossa da quell’accoglienza che mi ha aspettato nella mia scuola, all’Istituto del “Camillianum”, nominato secondo il padrone dei malati, ospedali, ed operatori sanitari, San Camilo. Già quando i primi raggi del Sole sono arrivati da me a Trieste (viaggiavo col treno), il mio cuore si riempiva di felicità. Sentivo che sono arrivata alla “terra promessa” dopo quarant’anni di aspettare. Sono incontrata con un ambiente che forse viveva solo nella mia anima, di cui avevo parte solo poche volte fino allora: era quel livello della stima, nella quale il mio spirito poteva aprirsi per lo studio, che desideravo con tutto il cuore, e finalmente potevo studiare quella cosa cui sentivo l’unica vocazione dentro di me.
Sono passati alcuni mesi fino a quando potevo incontrare il mio “benefattore sconosciuto”, il Padre Generale. I suoi impegni di responsabilità gli hanno indirizzato verso una vita del “diplomatico volante”, stava poco nel convento camilliano. Nel frattempo immaginavo, come può essere un generale religioso, una persona che mi ha anticipato così grande fiducia? Certo, m’interessava anche il significato del suo nome, e sappi che abbraccia due confini, la roccia solida con l’angelo. Di questo sono diventata ancora più curiosa, per il modo di come amalgamare i due confini in armonia nella sua persona umana.
Al secondo semestre egli è diventato mio professore. Continuava il corso di conoscere l’enigma. Come professore, mi sono incontrata con una personalità molto interessante. Quello che ho decifrato dal suo nome, ora veniva al mio aiuto: nel professore di alta esigenza, di mano forte, quasi impossibile da compiere le sue esigenze, nei confronti del malato invece stava a ginocchi il suo essere angelico.
Ho riconosciuto l’opportunità più importante per me: ammirando lui, sono riuscita conoscere la grandezza della sua personalità, mi sono conosciuta anche me stessa. Il suo insegnamento trattava questo: relazione pastorale d’aiuto, l’arte dell’accompagnamento (insieme di teologia e psicologia). Mi sono fermata qui.
Quando sono arrivata di fare la tesi di licenza, sentivo che egli è l’unico professore, con la quale posso eseguire il lavoro. Ho aspettato un mese per la sua risposta, Era una sì. Abbiamo cominciato un lavoro enorme. Scricchiolavo, schiantavo sotto il peso dell’insieme dei compiti. Ho scelto il tema per eccellenza, il nucleo dei miei studi: La diakonia dell’Ordine Camilliano, come modello di vita e di apostolato per i laici. Così, per prima volta ho elaborato il “cuore-anima” dell’Ordine Camilliano per i laici. Ho ristrutturato di sette volte il lavoro e durante questo periodo ho sentito di tre volte che non lo so se sono uomo o donna? Dopo aver terminato il lavoro però, quello è diventato un’esigenza là dove i camilliani italiani hanno cominciato a lavorare con i laici nei varie paesi del mondo.
Cinque anni fa abbiamo partecipato insieme alla conferenza europea dei cappellani d’ospedale a Leuven di Belgio. Mi si è fermato il respiro, quando in una sera, mentre parlavamo, mi aveva affidato la traduzione del suo “capolavoro”, materiale totalmente elaborato nuovo del nostro ex corso (Attraversare il guado, insieme… l’accompagnamento psicopastorale del malato). È un lavoro fondamentale nel servizio di carità ai malati, che richiede anche la cura della propria persona, insieme al malato. Per me è un lavoro per eccellenza fino ad oggi. Mi è successa allo stesso anche la confessione del fatto del “professore perenne”: Un giorno, al pranzo, egli mi ha presentato davanti le persone del tavolo. Ha detto brevemente la storia che “sono stata” sua alunna. Dal tono della sua voce ho sentito che parla con un po’ di fierezza di me, poi, entusiasmata, continuavo la frase: “Egli però, mi è rimasto il professore perenne”.
La visita del padre Angelo Brusco
All’alba del Nuovo Testamento, l’evangelista san Luca descrive meravigliosamente la visita della Santa Vergine presso Elisabetta, sua parente. Mi sono meravigliata più volte a questa visita, ma è rimasta fino ad oggi un enigma per me, segreto, che ha sempre nuova portata, trasmette sempre cose fresche. Partendo di qua ho costituito la mia visione sull’incontro: vivere ogni incontrare come fossero sempre il primo e anche l’ultimo insieme, cioè singolare e unico. Poi ho incontrato con la constatazione bella, secondo la quale l’incontrarci è una cosa così magnifica, che potrebbe essere anche l’ottavo sacramento.
Dopo quattordici anni di aspettare, finalmente è arrivato il giorno quando la visita promessa si è compiuta, il mio “professore perenne” mi ha visitato. Poteva rimanere solo due giorni, a causa dei suoi impegni versi, ma siamo riusciti compiere programmi abbondanti per la gioia di tutti noi.
Abbiamo visitato il Mons. Tamás József vescovo ausiliare, parlando sulla situazione di pastorale dei malati nella diocesi Transilvania, sull’esistenza e operosità delle Famiglie Camilliane Laiche. Abbiamo cercato il mio superiore, Mons. Darvas Kozma József, arciprete, custode locale della pastorale d’ospedale, che ha accolto con entusiasmo l’arrivo del “professore perenne”, dicendo che “ieri ho letto l’articolo scritto su di lui, ora lo vedo vivo” (l’articolo principale del Messaggio concorda con quello scritto per la rivista Il Mondo di Cristo). Egli ha accennato il futuro, in collaborazione dei camilliani.
Siamo andati ai luoghi di preghiera (mancano le cappelle) in tuti i due ospedali, ho presentato il P. Angelo ai miei compagni di lavoro, sia il cappellano György Imre che mia collega suor Zelma Nagy György Enikő.
P. Angelo è venuto con me allo studio di Radio Maria, ha partecipato alla trasmissione dei malati (Venite da me), gli ascoltatori lo salutavano, che ricambiava assicurando delle sue preghiere benedicendo.
Dopo la trasmissione, festa di Regina del Rosario ha celebrato la santa messa nel santuario in sua lingua.
Giorno dopo, festa di Patrona d’Ungheria ha concelebrato nella stessa chiesa, davanti i piedi della statua di Santa Vergine di cinquecento anni, dove sono venuti i membri della nostra FCL con i simpatizzanti di Székelyudvarhely. Dopo la messa siamo andati nella Casa diocesana Jakab Antal per parlare tra di noi, in un ambiente amichevole, regalandoci a vicenda con la gioia dell’incontro particolare.
Siamo grati a Buon Dio quest’incontro straordinario ci ha donato incoraggiamento per i compiti futuri, forza per il servizio di carità, soprattutto nel vedere con gli occhi della misericordia il sofferente.
Nell’anno di grazie di San Camillo e anno giubilare di Santa Maria Bella – rendiamo grazie con il canto di gratitudine della Santa Vergine all’Onnipotente Dio, affinché ci ha regalato con la Salus Infirmorum e il Gigante della Carità, Protettore dei malati, ospedali e operatori sanitari, San Camillo de Lellis. Rimaniamo anche in seguito in preghiera all’Angelus giornaliero, il primo sabato nei nostri santuari e il 14 e 25 di ogni mese.
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