Anno XIX. Nr. 196, gennaio 2015 - ANNO DI GRAZIE SAN CAMILLO 2014-2015
„Il sacerdote racconta la predica…” Poi, all’inizio della primavera, un incidente inaspettato aveva portato quella piega indesiderata, da cui sembrava crollare il mondo. Sono diventata immobile. I ligamenti della caviglia destra si sono rotti, la situazione si è complicata. La diagnosi medica non è stata proprio promettente. Ho dovuto riorganizzare tutto nella mia condotta di vita. Le montagne, all’improvviso sono diventate cosi alti, e sembravano troppo lontani, che sentivo, mai potrò arrivarle. Tale riconoscenza mi ha riempito con dolore profondo, finché dall’infanzia andavo regolarmente sulle montagne. Non appartenevo ai grandi escursionisti, ma a quelli dei silenziosi contemplatori. Respiravo insieme alla natura, mi ha incantato il silenzio delle montagne, il tempo si è fermato, mentre mi sono unita al mondo creato, con la sua bellezza. Ora tutto questo è diventato solo un bel ricordo per lunghi mesi. Il forte dolore dominava ogni momento, non potendo gioire quella delizia cui ero parte e beneficiaria fino allora, mi sono sbarazzata con me stessa. Stavo aspettando alla risposta del Signore. In questa nuova situazione di vita cercavo il mio luogo. Ero abituata al dolore, quale compagno ben conosciuto, fedele, che mi ostacolava nel libero spostamento. Adesso invece lo spostamento è diventato ostacolo. In tale situazione ho dovuto ricavarmi, che mi ha reso incredibilmente attenta e sensibile. Ho calcolato esattamente, che il Signore mi ha tolto qualcosa, e sta per iniziare una nuova cosa alla quale aspettavo da tanto tempo. Qui bisognava compiere quello staccamento rilevante, che, anche se lo vivevo dolorosamente, però non senza speranza. Sapevo che il Buon Dio non mi farà aspettare a lungo, non avevo motivo mai di dubitare nel suo amore, anche se a volte mi sono inciampata in questa mia fede. Nella solitudine silenziosa dell’aspettare mi aveva riportato lo studio di biologia tralasciato tanto tempo fa. Ha controbilanciato con questo la mia limitatezza accaduta nello spostamento. La conoscenza della mia impotenza non mi tormentava più, non era una perdita invano di tempo, si è riempita di contenuto, vita, forza, e sapere. Vedevo davanti agli occhi, a quanti uomini potrò servire con essa, portando a loro cuore, il sapore del vivere, tanta speranza, vitalità. Così, si è iniziata la nuova era, che la mano di Dio ha compiuto nel mio destino. All’autunno mio superiore, don Darvas Kozma József mi ha incaricato col scrivere un articolo per la rivista mensile “Mondo di Cristo”, nuovamente apparente. Sapevo sulla sorte della rivista, perché nel frattempo ho visitato l’editore, il parroco Incze Dénes, che ci aveva raccontato la cessazione dell’edizione a causa della sua malattia grave che non gli permette più il lavoro, ha deciso di ritirarsi. Nel settembre è partito il primo numero (nome anteriore era “Luce di Cristo”). Mi ha riempito di gioia il fatto di essere presente in essa, tendevo a scrivere su qualcosa di bello, utile secondo la mia forza e sapere. Col passare dei mesi invece si è emerso un problema, che la redazione mi ha fatto sapere gentilmente. Dovrei scrivere storie. Parlando di una rivista familiare, si dovrebbe avvicinare più all’anima delle persone semplici. Avrei voluto capire tale domanda, ma non riuscivo. Ero in guai per ciò. Infine, una volta si è esplosa la bomba. Durante una nostra conversazione ho ricevuto la risposta seguente a tale mia preoccupazione: “Il sacerdote ha detto, egli racconta la predica, tu scrivi delle storie…”. A tale annuncio mi sono sentita come fossi caduto nel mare. Mi sono persa totalmente. Non capivo per niente, cosa vogliono da me, che tipo di storie dovrei scrivere, mi sono disabituata da questo tanto tempo fa. Durante dieci anni di studio teologico, i miei professori mi hanno formato secondo “la loro immagine e somiglianza”. Ora stavo qui, sfondata, come fossi buttata per terra. Aspettavo di nuovo. Come facevo tante volte prima, aspettavo che il Buon Dio si faccia vivo. Dovevo incontrarmi con Lui, aspettando il suo chiarimento… Anche la Madonna aspettava, spesso… Questo m’incoraggiava. Poi, pian piano si è iniziato sentire in me la fiducia. Sensazione della fiducia stessa. Mi ha riempito di calmo. È nata nell’anima la consapevolezza: mio superiore vuole una cosa preziosa. Egli vede in me qualcosa, di cui non sono ancora cosciente. Non devo scoraggiare, sto sulla strada giusta, si fidano di me… Tutto il cielo è pronto per il mio aiuto, perché il Signore stesso vuole parlare ai suoi figli, semplicemente, teneramente, con bontà. E ho cominciato a scrivere delle storie…. Il cappellano György Imre, assistente spirituale della Famiglia Camilliana Diciassette anni fa, domenica della Sacra Famiglia 1997, è apparso per prima volta Il Messaggio della Famiglia Camilliana Laica di Csíkszereda, ancora per incoraggiamento di mia cara mamma-Eva. Il lunedì dopo domenica della Sacra Famiglia 2014, si è radunato la Famiglia Camilliana per conoscere il cappellano György Imre, suo assistente spirituale. Era grande l’emozione da tutte e due parti, e anche la gioia per questa nuova grazia del Signore, portata dalla conoscenza vicendevole. Imre è stato ordinato nel 2014. Egli sempre desiderava qualcosa di bello, nobile nella sua vita sacerdotale, vivere la sua ordinazione. Sembra, averlo trovato nell’ospedale e nella Famiglia Camilliana. L’avevo chiesto a quest’impegno nell’ottobre scorso, dopo la visita di P. Angelo. Ci ha detto di sì. Quando il nostro cappellano precedente ha cessato la sua attività ospedaliera, ricevendo il suo nuovo impegno quale parroco in un’altra località, confesso avevo un po’ di paura, chi lo sostituirà. Il rapporto buono da collegi, come sarà in seguito? Mi sono abbandonata al Buon Dio, sia fatta il migliore, secondo la bontà dell’Onnipotente. Grazie al Signore, il nuovo “collega” György Imre in breve tempo ha fatto sentire il calore del suo cuore-anima, amore, bontà attenta, umanità e forza di lavoro immensa. Il primo incontro, come sempre, è svolto in intimità, apprezzamento, gioia (nel mio appartamento, non avendo un luogo di comunità), perché ciascuno di noi sentiva la nuova ricchezza portata dal giovane assistente. Abbiamo terminato un anno, ci siamo preparati al nuovo, raccontando non solo i fatti recenti, le feste, bensì quelli di vent’anni passati nella FCL. I ricordi si sono abbelliti, le difficoltà non pesavano più con quello di allora, ma da lontano, quali esperienze vissute. Ciascuno di noi ha raccontato i pensieri, impressioni più belle del suo cuore-anima, risultati nel servizio di carità dei malati, come si è arricchito mentre ha provato a portare ricchezza agli altri. Ci siamo accettati a vicenda con gioia, sentendo, quanto è magnifico essere figli di Dio, mettendoci in fratellanza nuovamente attorno all’assistente spirituale. +, È deceduto il Padre camilliano Francisco Alvarez, mio professore. L’hanno sepolto a Madrid/Ttres Cantos. Ricordo con amore e di gratitudine alle ore passate insieme vent’anni fa, e al suo carattere carino. * Ringrazio di cuore a tutti coloro, che hanno reso più ricco il Natale ai malati dell’ospedale! Nell’anno di grazie di San Camillo e anno giubilare di Santa Maria Bella – rendiamo grazie con il canto di gratitudine della Santa Vergine all’Onnipotente Dio, affinché ci ha regalato con la Salus Infirmorum e il Gigante della Carità, Protettore dei malati, ospedali e operatori sanitari, San Camillo de Lellis. Rimaniamo anche in seguito in preghiera all’Angelus giornaliero, il primo sabato nei nostri santuari e il 14 e 25 di ogni mese.
Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel: 0040 366 10 22 55 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@hr.astral.ro – Archivio: www.camillo.romkat.ro (it), http://www.kamill.romkat.ro/ (mag) |