Il messaggio della
        Famiglia Camilliana
                                                        di Csíkszereda


Anno XX, Nr. 216 - novembre 2016 – Anno Santo della Divina Misericordia

La Casa di Cura Sant’Elisabetta di Gyergyószentmiklós compie vent’anni

            Vent’anni fa ho sentito soltanto parlando che il professor Vencser László fa costruire un asilo per gli anziani a Gyergyószentmiklós. A quel tempo potevo meravigliare molto tale iniziativa, perché in qualche modo anch’io stavo nelle circostanze simili, lavorando per il mio pane quale impiegata e facevo la contadina per il vivere dei miei genitori. La malattia, mancanza degli impegni quotidiani di un membro della famiglia davvero portava un grave onere agli altri, perché gli animali dovevano mangiare. Si potrebbe dire che eravamo fortunati col nonno di cent’anni, che fino all’ultimo momento della sua vita è rimasto autonomo, sia allettato per cinque anni. Ci sono casi però, dove la famiglia incompleta non è in grado di curare la persona gravemente ammalata. Il professore ha pensato a loro.
            Dieci anni fa è successo che era costretta la possibilità delle ferie, con mia figlia adottiva Eva non potevamo andare lontano di casa. Perciò abbiamo deciso di visitare le case di Fratel Csaba dei dintorni e la Casa di Cura Sant’Elisabetta di Gyergyószentmiklós. Per non andare con le mani vuote, abbiamo portato i primi due volumi di preghiere, che erano già stampati a quel tempo.
   Arrivando a Gyergyószentmiklós, abbiamo visto con gioia l’edificio imponente, bello, il cortile organizzato con cura, la cappella, il domicilio dei locatari e il loro luogo di occupazione. Il personale era molto gentile, hanno chiamato subito Gabriella Kiss, donna benedetta con bontà straordinaria, cui abbiamo dato il nostro regalo. Siamo rimasti sopresi perché ci conoscevamo. Lei era ricoverata all’oftalmologia dopo un “incidente”, ma non ci ha svelato allora chi sia, questo è avvenuto solo all’incontro. D’allora il nostro insieme è diventato “familiare”, rafforzando la nostra amicizia.
La vita ha portato anche a me il bisogno di chiedere aiuto, quando le cure di mia madre hanno passato oltre le nostre capacità fisiche, la Casa Sant’Elisabetta è diventata parte della nostra famiglia. L’idea originale secondo quale avrebbe avuto bisogno solo per tre mesi, fino la liberazione del gesso, era tale, però, purtroppo lei non poteva più alzare a lungo termine e camminare. Anche se nel frattempo abbiamo restaurato il suo domicilio in modo in cui possa usare anche come portatrice di handicap, non ce la faceva più. Si è sentita bene nel suo nuovo domicilio e nemmeno voleva tornare a casa, vivere sola, vedova. L’abbiamo visitato spesso e abbiamo tenuto le feste insieme perfino la fine.
Nel 2010 abbiamo legato un nuovo filone “familiare” con la Casa. Si è inserita nella circolazione avuta la Famiglia Camilliana Laica. Abbiamo portato dei dolci per la festa di Sant’Elisabetta per la Casa festeggiante. Oggi questa è ormai una tradizione. L’iniziativa è partita da Eva Dánél da Csíkszentimre, che ha organizzato con devozione entusiastica la loro produzione, una parte preparava lei, e ha chiesto anche supporto da Csorba Ferenc, che ci ha munito in abbondanza con dei cornetti del forno Prima. Questo giorno per noi è sempre una festa grande, stiamo vivendo l’amore e l’umiltà di regalare di stile Sant’Elisabetta. Ogni membro di famiglia camilliana porta qualcosa per la festa, squadrando così un bel “carico”, con il quale è meritevole partire verso la gente festeggiante.
            Portiamo la festa al culmine con la celebrazione eucaristica poi con il pranzo comune, al quale ci invita generosamente la direzione della Casa. Siamo una “famiglia” anche sul campo della cura. Ho tenuto relazione agli operatori sanitari sul meccanismo degli ammalamenti a livello dell’anima, cervello e organo (Nuova Medicina Germanica, Biològica), grazie a Dio là, dove è possibile suscitare ancora con successo il desiderio del pensare. Esprimo per tutto ciò al direttore Magyari Vencel e al personale aperto per le nuove esperienze la mia più profonda gratitudine.
            Non posso dimenticare il giovane sacerdote Mihai Zoltán, che dopo il suo incidente stava tra vita e morte, e per cui abbiamo pregato tanto e tanti, accanto a lui all’intensivo, poi più tardi fino al suo recupero, e che adesso serve proprio gli abitanti della Casa con il suo servizio spirituale.
            Le cose qui appena presentati significano solo una fettina del funzionamento della Casa di Cura Sant’Elisabetta, anche gli altri possono scrivere centinaia d’esperienze simili, perché malgrado povertà e difficoltà è sempre esemplare ordinato, pulito, e accogliente questa “casa familiare”, soprattutto amorevole. Benedica il Dio Onnipotente questa Casa ancora con tanti anni futuri, riempia con la sua grazia i suoi abitanti e operatori, affinché possano irradiare per tutto il mondo, le opere della misericordia corporali e spirituali, sulla strada della salvezza.

Festa della Casa di Cura Sant’Elisabetta il 10 novembre 2016 al suo ventesimo anniversario

            Febbrili preparativi hanno preceduto la festa di quest’anno, come sempre, forse un po’ di più anche per la nostra FCL, essendo anniversario.  Il direttore Magyari Vencel ci ha onorato con l’invito.
            Mio compito era organizzare la partenza, prendere contatto con ogni persona e concordare con ciascuno gli impegni, ciò che uno prepara, compra, regala, chi guida la macchina, chi porta con sé, come ci vestiamo ecc. Insomma, elaborare il progetto, in tempo, per avere possibilità da finalizzarlo.
            Abbiamo percorso tale viaggio ormai per la settima volta, con entusiasmo sincero, volontà.
Si è emerso il pensiero, di vestirci in costume siculo, rendiamo ancora più bella la festa. L’ho già preparato accuratamente il giorno prima, ho stirato ogni pezzo. Tuttavia il grembiule a causa della mia successiva tensione è rimasto a casa. Avendo fiducia nella signora Ida ho ricevuto uno in prestito.
Partivo da casa il presto mattino a cogliere le brave casalinghe, che hanno riempito la macchina con buonissimi dolci, poi abbiamo percorso insieme i quasi cento chilometri. L’altra macchina portava la frutta e il nostro cappellano György Imre. Conosciuto il cammino, hanno lasciato il loro carico in cucina e come se fossero a casa, sono andati nella cappella, dove ci hanno aspettato.
            È arrivata la comunità del Caritas di Linz/Austria per la festa, che hanno aiutato la costruzione della Casa, partendo dalla fondazione della prima pietra venticinque anni fa, fino l’inaugurazione di vent’anni, poi il funzionamento della Casa fino a oggi. Scrivevamo storia, era presente la direzione della nostra Caritas dai primi tempi finora. I relatori hanno paragonato il direttore Magyari Vencel al leggendario muratore Clemente, essendo presente in ogni azione nei venticinque anni passati.
            La cappella di Sant’Elisabetta d’Ungheria si è affollata con dei locatari e ospiti festeggianti. Sant’Elisabetta è considerata propria per tutte le due nazioni, sia dell’Austria sia dall’Ungheria. Era principessa ungherese, che già dalla tenera età era prestata alla famiglia scelta per lei dei gran conti di Turingia, dove ha vissuto la sua vita dedicata allo straordinario servizio di carità, anche vedova, fino la sua morte precoce. La Casa ha ricevuto meritevolmente da lei il suo nome.
            La celebrazione eucaristica era edificante, magnifico, onorante. Tutti noi potevamo rendere grazie all’Onnipotente per gli anni passati, amore, servizio, per il servizio di carità, a vicenda.
A me è anche una festa a parte, per mia Madre, perché tale Casa ci ha aiutato a percorrere il periodo più difficile, quando è rimasta allettata per tutta la sua vita. Ho offerto questa santa messa per lei.
            Dopo la santa messa abbiamo meravigliato la mostra delle foto e degli oggetti dei locatari, poi abbiamo partecipato allegramente al ricevimento in piedi, dove dopo il pranzo potevamo assaggiare i vari e buonissimi dolci di casa e di frutta portati dalla nostra Famiglia Camilliana in regalo a tutti.
            Siamo tornati con cuore di gratitudine, felice, costatando che com’è bello avere dove andare, a chi regalare la nostra presenza, amore, servizio, abbiamo persone da amare, da servire, fare, dare.

Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel: 0040 366 10 22 55 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@hr.astral.roArchivio: www.camillo.romkat.ro (it), http://www.kamill.romkat.ro/ (mag)


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