Il messaggio della Famiglia Camilliana di Csíkszereda Anno IX, nr. 81 - 2005 aprile Il
Grande Papa, Giovanni Paolo II. “Siate sereni, perché ne sono
anch’io”.
Queste perole, per me significano la testimonianza spirituale del
Grande Papa,
Giovanni Paolo II. La sua, era una vita compiuta,
consolidata nella
perseverenza e testimonianza. Il Grande Papa si è incisa nei
nostri cuori, il
suo amore che ci conduce a Dio, ci rafforza là, dove ci impegna
la nostra
vocazione. Egli era uno con quello che diceva, nei pensieri e nei fatti. All’inizio
del suo pontificato, mi ha sorpreso il modo come è in grado di
piegarsi per
abbracciare un bambino e baciarlo con tutto l’amore e dolcezza del suo
cuore.
Mi ha commosso, la sua tenerezza e semplicità con la quale si
è dedicato ai più
piccoli. L’ho
contemplato tanto la foto, fatta con il Santo Padre e il buon’anima,
provinciale
francescano, P. Écsy
János. Il loro
incontro si svolgeva nella dimensione dell’intimità del sacro,
dietro le parole
si sentiva il loro comprensione reciproca. Per me erano gemelli.
Assomigliavano, soprattutto nelle loro anime. Gli stimavo. Erano per me
la
profezia del mio futuro. Quando sono arrivata a Roma per i
miei studi, nel 1994, ero felice se lo vedevo il papa, anche da
lontano.
Sentivo, che la sua presenza per me, è sufficiente. Poi avevo l’occasione di
incontrarlo, più volte, ma una volta anche
personalmente, dopo la conferinza di bioetica, nell’aula Clementina. Si
è piegato
a me, per sentirmi meglio durante la nostra conversazione in italiano.
Poi, si
è raddrizzato, mi ha accarezzato e mi ha salutato in ungherese con il saluto cattolico: „Sia lodato Gesù Cristo!” Impressione
non dimenticabile. Nel frattempo, i fotografi scattavano le foto, e
quando
erano pronte, qualcuno mi ha detto: Il Santo Padre si è piegato
a te, come alla
Madonna di Fatima…” Cosa significava per me un incontro
personale,
con il Santo Padre? Prima di tutto un incontro con
l’uomo di Dio. Il suo sguardo era incantevole. Guardava oltre
l’apparenze,
vedeva nel profondo. Si è avvicinato con una delicatezza
straordinaria. Mi ha
visitato con un comportamento angelico, che arriva, e se ne va
silenziosamente,
che porta benedizione. L’ha compreso e l’ha abbracciato quello che ha
trovato
nel profondo del mio cuore, non mi ha suscitato nessun sentimento di
frustrazione a causa della mia piccolezza di fronte alla sua
immensità. Anzi, l’ha aperto fino
in fondo il suo essere, mi ha
permesso di guardare dentro la sua anima bella, me la affidata e me la
condivisa. Quest’evento, è il mio incontro più grande,
vissuta con una persona
umana. In essenza, modello di ogni altro incontro. Come posso considerare la sua grandezza,
il suo effetto? Soprattutto nella sua purezza. Mi ha
rivelato l’uomo e Dio nello stesso tempo. Per me, Egli è il
Vangelo attuale, è
il Vangelo del Secolo: insegnava testimoniando. Si è comportato
in modo
naturale nelle cose soprannaturali. Come uomo, mi ha alzato al Signore,
nella
dimensione dell’amore pura, peché Dio si pieghi a me tramite
lui. L’ha permesso
trasparire la luce divina attraverso la sua anima, era il canale puro
dello
splendore di Dio. Un altro tratto del suo cararttere
era l’umiltà. Sentivo che è inraggiungibile per me. Si
è purificato nella sofferenza,
che l’ha reso libero. La sua delicatezza mi l’ha conquistato il cuore.
Era
possibile giocare con lui, i suoi gesti, nel linguaggio dei simboli,
l’hanno
incarnato il sacramento dell’infraintendibilità. Non ho dovuto
avere paura, se
per caso mi sbaglio con qualcosa e non mi perdonerà, Egli capiva
la voce più
profonda dell’anima, ed amava l’armonia, il silenzio
dell’umiltà. Nelle mie
lettere mi sono dedicata a Lui, semplicemente così: Caro Santo
Padre. Mi sono
permessa, perchè mi l’ha permesso. Era aperto e ci ha invitato
all’apertura. Ci ha educato alla misericordia, al
perdono ed al perdonare. Conosceva bene il peso che si appoggia
sull’uomo di
oggi in questo senso. Con la sua libertà, mi ha liberato, e mi
ha iniziato
nella spiritualità della misericordia. Per me, il Santo Padre
l’ha incarnato un
unità teologica molto importante: l’unità di Gesù
e di Maria nello Spirito
Santo. L’ha portato Gesù in ogni sua cellula, lavorava in Lui.
Con la sua
spiritualità mariana invece, pregando l’ha abbracciato,
Gesù. Mi l’ha incarnato
l’amore dello Spirito, tramite Maria: Gesù Come si è riuscito essere il Papa dei
giovani? La sua schiettezza, la sua
attenzione premurosa all’essere umano, e non alle maschere, ci rende
liberi da
ogni compromesso nato dalle costrizioni sociali. Era una pista aperta,
sulla quale
il cammino era bello, sicuro, incoraggiante. La relazione con lui, era
personale, unico, e magnifico. Mi sono sentita essere umana,
personalità,
donna, figlia, nel senso più bello della parola. Con la sua
gentillezza
divino-umana, mi l’ha prolungato la mia infanzia, addomesticandola in
quello
dei figli di Dio. Pilastro solide del mio impegno
camilliano Il Papa Giovanni Paolo II, con la
sua vita e testimonianza mi l’ha scritto di nuovo il Vangelo. L’ho
studiato
molto la vita di San Camillo, e mi ha commosso sempre il suo impegno
personale
a favore dei malati e dei sofferenti, nei quali l’ha vivificato il
messaggio
evangelico. Il
Santo Padre, con l’amore del suo cuore l’ha fatto rivivere tutto di
nuovo, ci
ha immerso in quella rinfrescata circolazione di sangue, che il nostro
Signore
Gesù ci aveva rivelato, e che l’hanno seguito tanti, sulla via
della santità. Era l’Amore Onnipotente
testimoniarlo anche nella sua morte. Il Papa era l’uomo della
misericordia, quello
del perdono e del perdonare. Il 23 aprile 1995, Domenica in Albis, ero
presente
nella chiesa di Santo Spirito, quando l’ha dichiarata il centro della
Divina
Misericordia. Poi, potevo essere presente, in ogni cinque del mese,
alla
memoria della Divina Misericordia, giorno collegato alla nascita
celeste di
suor Faustyna. Ero presente anche alla canonizzazione di suor Faustyna
Kowalska
di 30 aprile del 2000, quando l’ha dichiarato la festa della
Misericordia.
Potevo essere presente ai primi sabati, nell’Aula Paolo VI, dove l’ha
presieduto il Santo Padre il rosario. L’ho ammirato spesso il Papa
anziano e
malato, recitando a ginocchi la lunga preghiera. Il
Signore non l’ha dimenticato il suo servo fedele neanche nella sua
morte. Gli
ha risposo con quello, per il quale il suo cuore batteva in tutta la
sua vita: l’amore
di Gesù che perdona, la Divina Misericordia, a cui vigilia, dopo
il rosario,
nell’abbraccio della Mamma Celeste. E’ stato Dio a testimoniarlo,
insegnandoci
anche nella morte: ci ha lasciati a Dio, mostrando a Gesù con
Maria. Sono grata infinitamente a Dio, per averlo
conosiuto, amato, per aver imparato da lui, per averlo seguito e
stimato, e
nella sua agonia potevo essergli vicino. Ringrazio al Grande Papa
perché aveva
cura di me, mi ha offerto una fondamenta forte alla purezza del mio
cuore e
dell’anima, mi ha accolto nel suo cuore, nel suo amore tenerissima, e
mi ha
rafforzato nella consapevolezza della mia vocazione, che nei malati e
dei
sofferenti saremo per sempre insieme a Gesù Cristo, nella
preghiera con la
Santa Vergine, nell’abbraccio dello Spirito, secondo la volontà
del Padre. Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel/Fax: 0040 266 316-830 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@nextra.ro www.hhrf.org/gyrke/camilliana |