Il messaggio della Famiglia Camilliana di Csíkszereda Numero 11, novembre 1998, il mese di Tutti i Santi Sente la chiamata di Dio Dopo
aver percorso il suo lungo processo di maturazione, è Camillo
stesso, che
riassume il suo cammino interiore: «Solendo dir lui: già
che Iddio non m'ha
voluto Cappuccino ne in quello stato di penitenza, dove tanto
desideravo di
stare a morire, è segno adunque che mi vuole qui nel servigio di
questi poveri
suoi infermi». Il bisogno, di essere curato si trasforma in servizio di
carità,
"non pensò quasi più a curare la sua infermità,
tanto si prese a cuore
quella degli altri". In questo consiste il carisma personale di Camillo
de
Lellis. Egli scoprì che gli infermi sono di Dio, suoi, sono
pupilla e cuore di
Dio e che, assistendoli e curandoli, si serve a Dio. Pertanto donò mente, cuore, forze e tempo
al
loro servizio. Pensa di fondare L'intuizione
fondamentale da cui nasceranno i Ministri degli Infermi è
così descritta dal
suo primo biografo Sanzio Cicatelli: "Stando adunque egli una sera
verso
il tardi (che poteva essere un'hora di notte) nel mezzo del hospidale
soprapreso da queste considerationi gli venne il seguente pensiero.
Ch'à tale
inconveniente non si poteva meglio rimediare che con liberare essi
infermi da
mano di quei mercennarij et in cambio loro istituire una Compagnia
d'huomini
pij, e da bene, che non per mercede, ma volontariamente e per amor
d'Iddio gli
servissero con quella charità et amorevolezza che sogliono far
le madri verso i
lor proprij figliuoli infermi". L'ispirazione
ricevuta da Camillo di fondare una compagnia di uomini "da bene"
è il
termine di un processo interiore, nello stesso tempo è un nuovo
punto di
partenza: essa costituisce l'inizio d'un processo evolutivo che conduce
verso
la graduale realizzazione di quanto in essa contenuto, fino al momento
della
fondazione e poi, dopo fasi successive, fino all'approvazione da parte
della
Chiesa e alla sua definitiva maturazione. L'intervento miracoloso del
Crocifisso Il primo gruppo era formato da cinque membri,
mossi da «puro amore di Dio»; ma la
«novità» era disapprovata da parte
dell'amministrazione dell'ospedale, e anche da parte di S. Filippo
Neri, suo
confessore. La prima reazione di Camillo fu di scoraggiamento; voleva
abbandonare quel luogo e andare altrove. In questo itinerario occupa un
posto
di rilievo l'intervento miracoloso del Crocifisso. Due volte venne
confortato
dal Cristo che gli disse: "Non
temere pusillanimo, cammina avanti, ch'io t'aiuterò e
sarò con teco, e cavarò
gran frutto da questa prohibitione". Poi: "Di che
t'afflighi, o pusillanime? continua ch'io ti aiuterò, ché
questa è opera mia e non tua!" Si presentano le Famiglie Camilliane di Csíkszentdomokos (San Domenico): “Il ritiro di settembre 1997 ha suscitato
un'iniziativa particolare nel cuore della signora Emerenziana la
"nonna"
del ritiro. Ella l'ha deciso di portare a casa con l'aiuto del Signore
la
spiritualità camilliana a San Domenico. Ha parlato al parroco
per essere di
aiuto. Nel novembre 1997, abbiamo iniziato gli incontri mensili presso
la
parrocchia, e l’abbiamo affidato le nostre intenzioni al vescovo della
località, Márton Áron. Progressivamente, ci siamo preparati per creare
le Famiglie. Come
si è successo anche con gli apostoli, Giovanni era più
giovane di Pietro.
perciò correva più veloce per accertarsi sulla
risurrezione, così anche a San
Domenico si sono arrivati anche dei giovani che hanno collegato le loro
sofferenze con il loro entusiasmo per aiutare gli altri, hanno creato
uno dopo
l'altro dei gruppi di preghiere sui varie parti della campagna. Il
cinque marzo, il primo giovedì hanno acceso la prima candela in
una casa
privata, nella famiglia del vescovo martire, in modo particolare in una
trattoria. Lo scopo era che nasca la vita. Il nostro Signore
Gesù ci ha portato
la luce del mondo in una grotta. Il
26 luglio 1998, abbiamo inaugurato sei Famiglie Camilliane: la "Salus
Infirmorum", il "Santo Cuore di Gesù", "San Camillo"
"Sant'Antonio" "Sant'Antonio Piccolo",
"Sant'Anna", sulle quale si può dire che sono seminate da Dio,
lo
Spirito Santo le ha aiutati la loro crescita. Ogni
giovedì si radunano a pregare insieme, o presso un membro della
Famiglia, o
vanno a visitare un malato della parrocchia. Nella loro preghiera si
amalgama
il rosario, la pietà popolare, e la spiritualità
camilliana. La
Famiglia "San Camillo" si è iniziato il 5 marzo 1998. Si
conoscono
personalmente le gioie e le tragedie di ciascuno, perciò si
testimoniano così:
Dobbiamo pregare prima di tutto per le nostre malattie corporali e
spirituali. Ogni
giovedì chiediamo l'intercessione del nostro Signore e la sua
grazia per il
Santo Padre, per i preti, per i religiosi, per i genitori,
perché con il loro
modo di vivere possa nutrire l'esigenza spirituale della vocazione dei
nostri
figli. Se
abbiamo un malato grave, stiamo accanto, chiedendo l'intercessione di
Maria e
di San Camillo, si risolvono non soltanto i problemi, ma si sente la
collaborazione dello Santo Spirito, e si sente il calore della stessa
fiamma. Ciascuno
di noi vogliamo guarirci, purificare la nostra anima tramite la grazia
dello
Spirito. L'adesione, la speranza, che nutre la fiamma già
ardente in noi, e che
si spande dagli occhi, la serenità che si riconosce dal nostro
comportamento è
consolante. Questa vogliamo: Siamo responsabili anche per noi stessi,
per
essere luce nei buio. Sappiamo
che senza i fatti non c'è servizio. Il cambiamento della nostra
vita fa
cambiare l'ambiente e per questo dobbiamo compiere la volontà di
Dio con tutta
la consapevolezza. Dobbiamo capire che Dio ci ama così come
siamo e se crediamo
ciò che facciamo, scopriamo che Dio è con noi,
perché ci aiuta e ci ama". (si
continua) Notizie: * La rivista "Camilliani/Camillians" l’ha
comunicato la relazione sul ritiro camilliano del 1997. Con affetto, Mária-Hajnalka Bakó / |