Famiglia Camilliana di Csíkszereda Anno IX, nr. 85 - 2005 agosto L’Assunzione della
Beata Maria Vergine – la “Granfelicedonna” Per me tale realtà
è un enigma immenso, che la sento nel mio cuore, ma rimane intangibile.
Mi sento sempre più vicino a Lei, ora però ho sentito che devo
dedicarmi totalmente alla Sua condotta, perché il Signore stesso Le
ha affidata la sua vita. Sapendo questo, posso cantare il Magnificat insieme
a Lei: „L’anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio,
mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva…”(
Lc 1, 46-48). La seconda cosa pensata
è il nome della Beata Assunta. Secondo le mie conoscenze,
l’ungherese è l’unica lingua nella quale la Vergine è chiamata
Felicedonna. Il nome ha un suono particolare, che scompare
nel buio della storia, che precede il nostro cristianesimo. Significa una
devozione unica dedicata alla Madre celeste, quale Madre del Bell’Amore (Sir
24, 24ss) è diventata la Madre del Redentore, e tramite Lui anche nostra
Madre. Colui che conosce
l’enigma di Csíksomlyó, lo sa bene, che la Santa Madre è
chiamata „Babba”. Il termine „babba” è viva fio ad oggi nei nostri
parti. Ai bambini prima di imparare a dire „bello” gli insegna di capire „babba”.
Nella lingua sumera, bawu, significa bello. Tale parola significa di più
che semplicemente bello. Rappresenta la bellezza, il vivo, il bello e buono
che offre la felicità, la pienezza, che i piccoli più vivono
che capiscono mentalmente. „Babba” è la bellezza del cuore.
Il nostro Signore chiamava il Padre celeste Abba, a chi portava la devozione
filiale soprannaturale”. L’Assunta, La Granfelicedonna, perciò
rappresenta per noi l’Amore soprannaturale. Le diciamo „Grande”, perché
„grandi cose ha fatto in Lei l’Onnipotente…”, è uno dei misteri più
grandi la sua assunzione. E’ felice chi crede nelle promesse di Dio” (Cfr.
Lc 1, 45). Il terzo pensiero
è collegato al significato ungherese della Granfelicedonna.
E’ il merito del re Santo Stefano, che ha amalgamato le tre tendenze religiose
degli ungheresi del suo tempo (cristiani bizantini, romani e degli scythiani)
attorno alla Felicedonna. Lei era venerata quale Madre celeste da ogni ungherese,
conosciuta come Felicedonna. Per cui poteva il re, rimasta senza erede, offrire
quale eredità la Patria, Popolo, religione, fede alla Felicedonna per
sempre. Egli ha realizzato l’unità geniale, che è modello eccellente
anche per noi. Quest’anno era un
pò’ giubilare, perché quindici anni fa abbiamo iniziato i ritiri
sotto la padronanza della parrocchia di Csíksomlyó, lo stesso
a Marosfő, nella casa di venerabile padre, dr. Ébner Jenő. Il quadro
del ritiro è il conosciuto: „Betania: la Casa della Bontà”. Marosfő/La sorgente
del fiume Maros, ha un’attrazione particolare dovuta a padre Ébner.
Era un religioso lazzarista, che in sintonia della sua vocazione ha vissuto
la povertà evangelica. Annunciava l’amore incondizionato, ed e diventato
il martire della carità. Ucciso dai suoi zingari tanto aiutati, il
Natale del 1989. Nella cappella domiciliare, sull’altare. Lo hanno strangolato
con la propria stola, calpestato il suo corpo ormai sciaccaito. La sua aiutante,
che egli l’aveva salvata dalla morte a causa della politica, è stata
anche lei torturata fino il morire. Per il ritiro di quest’anno
abbiamo scelto un tema psicologico. Sulla base dello psicologo ungherese
Szendi Gábor (Oggi inizia l’ultima parte della tua vita), abbiamo
cercato capire ed approfondire la potenza creatrice del pensiero.
Un’attenzione particolare ha messo sul concetto della paura, quale fattore
notevole che è capace di influire fondamentalmente i nostri pensieri
e perciò le proprie decisioni. In modo parallelo abbiamo trattato l’insegnamento
del Vangelo su tali concetti. Abbiamo introdotto i pensieri di Dio nel mondo
invisibile dietro le azioni umani, che nascono a causa delle nostre debolezze. Come il solito, anche
adesso ogni partecipante ha ricevuto l’emblema del ritiro, con il suo nome
„Betania: la Casa della Bontà”, sotto la quale stava un brano dal Vangelo,
presente nel testo elaborato. Tale fatto era utile, perché abbiamo
avuto l’occasione di presentare l’insegnamento in modo personale ai partecipanti.
Abbiamo avuto ogni giorno la santa messa, che era „la fonte ed il culmine”
del nostro insieme. Il mattino siamo recati nella cappella per incominciare
la giornata, guidata da Adorján Zsuzsa. Poi abbiamo preparato la colazione
e il pranzo. Le nostre meditazioni abbiamo effettuato nella bellissima chiesa,
dedicata ai santi e beati ungheresi, che tramite la bellezza della costruzione,
quadri, messaggio artistico del mobilio, offre un ambiente favorevole, per
poter esaltare l’anima umana al Signore. Non è mancato il gioco degli
angeli custodi, servizio di carità personale dei nostri ritiri, l’arte
del semplice regalare. La gioia immensa significava
la presenza di Geréd Magdika in mezzo a noi la da Csíkpálfalva.
Il figlio diciassettenne (Imike), nato infirmo era deceduto due settimane
fa. L’altra straordinaria partecipante era la settenne Pál Csilluka,
che aveva solo quattro mesi, quando ha partecipato prima volta al ritiro camilliano.
Lei muoveva come a casa, si vedeva, che è nata e cresciuta in mezzo
il servizio di carità. Abbiamo avuto dei piccoli ospiti, due anatre
incantevoli. Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel/Fax: 0040 266 316-830 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@nextra.ro www.hhrf.org/gyrke/camilliana |