Anno XIII, nr. 125 – 2009 gennaio 13 settembre 2008 – 29 settembre 2009: anno giubilare dell’Arcidiocesi Affidiamoci la nostra vita di nuovo a Cristo - anche nel 2009 ! Capodanno a Roma con la Madre di Dio
Prima di tutto voglio esprimere la mia gratitudine ai camilliani di Roma perché tramite la loro gentile accoglienza ci hanno reso possibile quell’evento straordinario che significava il passare dall’anno vecchio a quello nuovo sulla Piazza San Pietro, in preghiera, adorazione, nel cantare, e benedizione. Nel momento in cui abbiamo concluso l’Ave Maria, suonava la campana che segnalava la mezzanotte. Abbiamo concluso l’anno passato con la Madre di Dio ed abbiamo iniziato quello nuovo con Lei stessa. Questa notte ha maturato in me il motto del 2009: „E’ sufficiente per me la grazia del Signore, la Madre di Dio ed il Figlio di Dio nello Spirito Santo”. A Roma, nella „culla” dei presepi, ho conosciuto tale mondo iniziato da San Francesco, oggi ormai devozione popolare, secondo la scuola di Sicilia, Napoli e Roma, mi sono sentito di nuovo bambino, figlio di Dio, figlia della Madre di Dio, sorella di Gesù. Sono riuscita uscire fuori dai problemi quotidiani e mi sono affidata alla gioia che mi ha invaso e mi ha infondato. Avevo di tutto il necessario per tale riuscita: ambiente sacro, preghiera, devozione, familiarità intima, stima ed amore. Lo scopo del nostro pellegrinaggio era la visita dei presepi. Non per caso, perché mia figlia adottiva Eva Maria è nata nella notte santa. Il pensiero del pellegrinaggio si è sorto un anno fa, quando ella ha compiuto l’età di Cristo, i suoi 33 anni. Abbiamo dovuto aspettare ancora un anno, ma tale aspetto ci ha resi ancora più desiderose. C’era qualcosa inspiegabile in questo pellegrinaggio: evocare l’eterno natale nella città eterna, dopo un periodo di vita cui momenti particolari devono essere riempiti di nuovo col “vero, bello, buono, santo”. Questo dono adesso ci ha regalato la Madre di Dio. Per giorni abbiamo visitato le chiese ed i posti noti di Roma, come l’esposizione dei 100 presepi. Ci siamo uniti nella gioia e splendore degli altri pellegrini in ricerca di Dio, perché attorno Natale a Roma la vita è del tutto differente. C’è tranquillità, pace nelle anime, i pellegrini bevono tutto il bello e buono che si trova dappertutto. E’ presente nello stesso tempo il santo ed il profano, il divino e l’umano assieme. Al Natale, Dio nasce uomo per santificare l’uomo: Dio si fa uomo perché l’uomo possa sorgere a Dio. Ad ogni presepe abbiamo scoperto tale festa, ed ogni volta abbiamo vissuto la sua intimità, perché ogni presepe annunciava che: il Signore è apparso, venite e vedeteLo! Il nostro cammino era condotta dallo Spirito Santo. Ho sperimentato quanto ho bisogno di poter rimanere piccola, altrimenti non potrei capire il segreto, che la festa riflette a tutti coloro che cercano Lui. Mi sono sentita quale mago d’oriente, portando l’oro, l’incenso e la mirra del mio cuore al Figlio di Dio, inchinandomi con umiltà profonda davanti la Madre di Dio. Nell’ospedale in ogni mio paziente contemplo un piccolo mago, mi commuove stare davanti a lui con serenità, anche se sta nella febbre, e la stima della maternità ha ottenuto là il suo valore supremo, quale eterno presepe. Nel Messaggio di dicembre abbiamo comunicato l’articolo di Árgyusi Imre sulla tradizione del Natale. I suoi pensieri non sono dottrine cattoliche. Sono le sue ricerche secondo il suo modo. La preghiera del Signore: “Ti benedico, Padre…” mi suggerisce, che attorno Natale ogni uomo mi è fratello, prossimo al presepe (Cfr. Lc 10, 1-37), anche se viene da lontano, ed è sconosciuto agli altri. Dal diario ospedaliero: il Libro di preghiere dato in prestito
Martedì sera al solito, dopo aver concluso il programma di preghiera all’oftalmologia, vado a visitare i malati della psichiatria. Parliamo, liberamente su ogni tema quotidiana, che è a loro interesse. Durante le conversazioni emergono i loro problemi, lamentele, non di raro raccontano le loro storie di vita, mi fanno entrare nei loro segreti. Quest’ultimo succede maggiormente alla psicologia, e mentre agli altri reparti i malati sono più riservati, qui si aprono più facilmente. Dopo la psichiatria vado a visitare la dermatologia. Anche qui mi conformo secondo le loro esigenze, necessità, accompagnando con discrezione ogni persona ed ogni cosa che li circonda. Sono le ore serale che favoriscono le relazioni pastorali d’aiuto, svolto in serenità, tra i quattro occhi. La conversazione con il malato per me è molto estimante, sento sempre la sua fiducia, stima ed amore in contraccambio per quella gioia perché qualcuno è attento, lo ascolta, lo apprezza e prende sul serio, con stima ed amore i momenti e sentimenti più delicati che egli/ella rivela su se stesso. E successo lo stesso anche con la signora Maria. Quando sono entrata nella sua stanza, pregava in silenzio dal suo libro di preghiera. Al mio degnare, ella mi disse: “Io prego sempre”. Dai suoi occhi splendenti rifletteva che è vero. Subito cominciò ad elencare le preghiere di una giornata quotidiana. La sua testimonianza sulla preghiera, esperienze suonava chiaramente, era la vita stessa, punto cruciale attorno quale si focalizzava ogni altro movimento, ricordo, sentimento, gratitudine. Ella era grata per ogni cosa ricevuta dalla vita. Scoppiava anche la soffia: “Però, non è stato facile…”, raccontando il sottofondo degli eventi. Ascoltavo con profonda commozione. Fino in fondo del mio cuore sentivo la stima per ogni sua parola, soprattutto per il suo volto splendente, mentre raccontava. Dopo due giorni, sono andata di nuovo al reparto della dermatologia, ella, appoggiandosi su due bastoni è arrivata nella stanza dove parlavamo con i malati. Voleva chiedere qualcosa da me, ma stava perplessa. Infine si è presa coraggio, voleva chiedere in prestito il terzo volume del libro di preghiera. Dicevo, che al solito non affido così i libri, ma con lei farò un’eccezione. Una compagna però ha risolto la questione. Ha comprato il libro e l’ha prestito alla signora Maria. Quando ella l’ha preso il libro in mano, i suoi occhi si sono riempiti di lagrime, le veniva il pianto. Mi ha penetrato una commozione dal profondo. Ho vissuto qualcosa inspiegabile, ma forse non ne era bisogno da farlo. Andai a dedicarLe un volume, portandolo nella sua stanza, mettendolo sul suo armadietto di notte. La mattina seguente, mia figlia adottiva che lavora al stesso reparto, alla mia richiesta è andata da lei. Ella credeva, che bisogna consegnare il libro. Non aveva visto che era dedicata a lei. La sua gioia era enorme, sapendo che il libro è stato regalato a lei. Io invece sono immersa nella gratitudine.
Notizie:
* Ringraziamo a tutti coloro che ci hanno aiutato le feste natalizie. Grazie a Dio, siamo giunti a tutti i nostri malati, portando il regalo supremo del Natale: la nostra stima ed amore, * Nostro figliolo, il jun. Imre Emil ha ottenuto il quinto posto tra gli sportivi della provincia nel 2008, * Abbiamo registrato le cose più importanti del nostro pellegrinaggio di Roma per la Radio Maria, * Tra 18-25 gennaio preghiamo per l’unità dei cristiani, * Salutiamo con affetto il nuovo direttore dell’ospedale, Dr. Demeter Ferenc, * Ringrazio a tutti i miei fratelli e sorelle gli auguri, gratitudini ed apprezzamenti natalizie e del Nuovo Anno, come le loro critiche costruttrici, e le chiedo umilmente anche per il prossimo anno. * Al fine dell’anno ci siamo resi addio da due dei nostri fratelli/sorelle: Szakács Ibolya, nata Szilveszter, e Zakariás Miklós. Ambedue sono stati gli amici della FCL. Ricordiamoli con stima, * Il 25 gennaio, giorno di spiritualità, domenica: santa messa nell’ospedale Vecchio, dalle ore 16,00. Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel/Fax: 0040 366 10 22 55 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@hr. astral.ro http://www.hhrf.org/gyrke/camilliana |