Il messaggio della
         Famiglia Camilliana
                                                        di Csíkszereda


Anno XIV, nr. 137 – 2010 gennaio

La ‘lente’ degli operatori sanitari (Riquadro n. 2)

Segmenti dal libro di P. Angelo Brusco, Attraversare il guado… ,

Nel 2002 è stata è stata compiuta un’importante indagine per cogliere come gli operatori pastorali, operanti negli ospedali (cappellani) sono percepiti dagli operatori sanitari (medici, infermieri…). Estesa a tutto il territorio italiano, l’inchiesta cui ha aderito un ampio campione, presenta dei dati interessanti che riassumiamo brevemente.

Alla domanda : in quali circostanze è ritenuta importante la presenza del cappellano, le risposte sono state in ordine decrescente: per la preghiera e i sacramenti; per i pazienti moribondi; per il malato solo e depresso; per il malato turbato o angosciato; accanto alle persone in lutto; nei cambi dello stile di vita; nelle decisioni difficili, nel rifiuto del trattamento medico.

Alla domanda : quali sono le qualità auspicabili per il cappellano, le risposte sono state dal primo all'ultimo posto: l'umanità e il calore; la disponibilità e la visibilità; il contatto e l'iniziativa; l'apertura e la tolleranza; la capacità di comunicare la verità e i contenuti di fede; la capacità di leadership; la spiritualità e la preghiera; la competenza professionale; la guida efficace nei momenti di liturgia; l'equilibrio e la maturità.

I motivi di poca valorizzazione del cappellano sono: non è ben conosciuto dal personale; è abituato ad operare da solo; ha schemi troppo religiosi e tradizionali; è sfuggente e distaccato; privilegia il rapporto con i malati e trascura il personale; ha troppi impegni; è a disagio nel rapporto con altri professionisti; non partecipa ad incontri interdisciplinari; è superficiale; ha una personalità rigida.

Gli atteggiamenti potenzialmente nocivi del cappellano sono in ordine decrescente: la fretta e la sbrigatività; il curare più le apparenze che la sostanza; essere poco presente; l'eccesso di moralismo; l'incompetenza nel ruolo; essere troppo autoritario; essere troppo consolatorio e superficiale; porgere troppo spesso sacramenti e preghiere; tendenza all'individualismo; mettere troppo l'accento sul dolore come valore; svolgere troppe attività.

Si avverte una sete di presenza del cappellano nella sostanza non nelle apparenze: c'è desiderio di una forte guida spirituale vestita di umanità in un momento, quello della malattia, in cui spesso è possibile ripensare alla propria vita facendo un bilancio di se stessi alla ricerca di un'identità personale più veritiera e forte, a volte origine di cambiamento.

Negli ospedali ci sono situazioni di crisi e coloro che hanno risposto sono persone impegnate, competenti e osservatrici non solo del malato ma di tutte le figure che operano nelle corsie compreso il cappellano. La crisi del sacro avvenuta con la secolarizzazione della nostra società attraversa forse una fase di ripensamento per cui nelle riposte si intravede una nuo­va ricerca di spiritualità e di religiosità.

I cappellani possono dare risposte concrete se sapranno:

1. farsi conoscere, perché altrimenti svolgono soltanto un ruolo e non sono presenza testimone di Dio e quindi sanante;

2. umanizzare la cura dei malati: dove prevale il tecnicismo e il fattore economico, il cappellano può rendere più accoglienti i luoghi della salute con umanità e calore, disponibilità, capacità di contatto;

3. essere guida spirituale: non dare ricette spirituali ma essere capaci di ascolto e di sensibilità intuitiva ai bisogni spirituali della persona malata;

4. saper lavorare di più in équipe, per discernere meglio su chi focalizzare l'intervento. Operare con il consiglio pastorale per animare la formazione della comunità ospedaliera.

(La ricerca è stata promossa e attuata da A. Pangrazzi. I risultati possono essere letti in Pangrazzi A., Ricerca sui cappellani: rispondono gli operatori sanitari, in “Insieme per servire”, 2(2003), pp. 43-51. La sintesi qui pubblicata è stata elaborata da O. Scaramuzzi)

Credo in un nuovo anno

Credo in un nuovo anno, in un futuro più felice,

nella giustizia, nell’amore,

Credo, ancora credo, puntigliosamente, sotto il tormento,

però, credo perdendo le menti nella Gente.

 Credo nel buono e nel bello, nella speranza, in una nuova vita.

Credo nella forza del mansuetudine.

Credo ancora balordo, tonto, incrollabile,

nella luce vera

che ci splenderà in questa grand’oscurità! (V. Csilla )

Notizie:

* Ringraziamo di cuore ai nostri benefattori il loro gentile aiuto, al Natale del 2009 il nostro piccolo gruppo è riuscito a recarsi ad ogni nostro malato negli ospedali, con il regalo “portato dall’angelo”: varie dolci, frutta pittata sorridente, libri di preghiera, vestiti per i piccoli pazienti, e con i canti più belli ungheresi di Natale. In nome di ogni malato e sofferente ringraziamo loro per la generosità!

* Grazie alla Parrocchia di Santa Croce, famiglia del nostro team il regalo natalizio.

* Il nostro Emil si mantiene in gamba, quest’anno ancora preghiamo il Signore per tutti i nostri alunni .

Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel/Fax: 0040 366 10 22 55 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@hr. astral.ro


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