Anno XVII, nr. 182 – ottobre 2013 Il potere della bestemmia La bestemmia è capace di suscitare diverse emozioni dalle persone, che saranno interpretate diversamente da ciascuno. L’uomo della bestemmia invece rende conto che con il suo fatto può ottenere quello che vuole. Con il potere della bestemmia può bussare su una porta che obbedisce alla violenza, perché nel momento dello stupore l’obbedienza può accadere senza pensarci, interviene il comportamento più elementare, nominata quale “posizione del cadavere”, la persona s’irrigidisce. Nel mondo degli animali la risposta viene nello stesso modo in una situazione di stupore. Tale comportamento serve alla sopravvivenza ed è automatico. Sono stata testimone sofferente ad un evento simile in una domenica a mezzogiorno proprio di fronte alla nostra chiesa. Parlavo con l’amministratore della chiesa. Nel frattempo un carro con cavallo avvicinava su per la strada. Era una giornata bella d’estate dopo l’Angelus. Erano con me i miei due cagnolini, che riposavano nell’ombra. Essi sono i miei custodi, mi aspettano fedelmente dove io vado. Come parlavamo così, in un momento mi ha attirato l’attenzione che il cavallo si ferma, non voleva andare più. Il padrone lo imporre, il cavallo inizia a razzolare con i piedi. Non mi sono reso conto ancora cosa succede, non conoscendo il cavallo, non sapendo nulla se esso può avere paura dai cani. Soltanto quando il contadino ha bestemmiato fortemente ai cani, mi sono spaventata. Una vita intera si è svolta davanti gli occhi in un istante. Ho capito subito che il contadino ha bestemmiato perché il suo cavallo ha paura dai cani. Nel momento dello stupore, prima ancora di aver potuto pensare qualcosa, prudentemente ho invitato i cani nel cortile della chiesa , ho chiuso la porta, abbiamo aspettato che il carro vada via. Mi sono caduta nel pensare sopra il fatto. Considero strano che in campagna, un cavallo abbia paura di un cane di statura media, l’altro è persino piccolo. Di un’altra cosa mi sono reso conto solo più tardi, che sentivo spesso buttare alla nostra porta con pietre quando i cani abbaiavano un carro eppure qualcuno che passava davanti. Questo cavallo forse ha qualche ricordo brutto nei confronti dei cani. Non lo saprò mai la causa, però metto la domanda, cosa succede in questo caso con l’uomo stesso che fa bestemmia? Questa è una domanda vecchia per me. Sono incontrata con tante persone che bestemmiavano, ho cercato di capire il suo “perché”, ma confesso, non sempre con risultato. Sono riuscita invece sperimentare che ogni volta c’era un problema con la propria autostima. L’ha perso o ha buttato via in una situazione scomoda. Questo contadino, quando il suo cavallo si è fermato, vedendo i cani riposanti, ci ha fatto sapere con una bestemmia la propria situazione scomoda. Egli si è trasformato come un neonato che urla se ha qualche problema, non avendo altri mezzi. Dovevo sapere io cosa avrebbe potuto essere il problema, e mettermi in azione subito, istintivamente, senza pensare, quasi in “posizione del cadavere”, essendo tale mezzo comunicativo per me uno stupore di grado alto (quando però ho risolto la situazione scomoda e se n’andò, non aveva la generosità per un saluto…). Mi sono meravigliata su tale momento strano, perché avevo sempre difficoltà capire la spiritualità dell’uomo che fa bestemmia: egli si è reagito in modo sforzato e mi ha imposto tale reazione anche a me con il potere della bestemmia. Ulteriormente ho pensato a due cose, che cosa può succedere nell’anima della persona in una situazione simile? La prima è la paura, l’altra l’esaurimento. Tutte e due sono decisivi, perché possono condurre alla disperazione. La paura in sé stessa può causare il crollo dell’autostima, suscitando la disperazione, che porta al termine la rovina della dignità umana. Pongo la domanda: questo contadino ha sentito la paura del suo cavallo in quel momento eppure tende di averla anche senza? Non posso sapere, ma ci ha stupito con la sua bestemmia. Era forse esaurito? Non posso sapere neanche questo, però se egli andava in campo domenica in mezzogiorno, non è sicuro che tutto va bene attorno a lui. E’ di pensare quanto grande può essere il potere della bestemmia. Ci ha paralizzato per un momento. Non ero in grado di poter pensare. Ho reagito istintivamente, prima ancora di aver potuto pensare. Ho misurato la situazione senza pensare e si è acceso il pronto soccorso automatico. Avevo compassione per il cavallo…
Il mio invito a Roma è successo vent’anni fa Penso con cuore pieno di gratitudine per il 17 ottobre 1993, quando l’Ordine Camilliano mi ha invitato a Roma per i miei studi. Eravamo a Pestszentlőrinc/Ungheria nella chiesa, per l’incontro camilliano. Il padre Anton Gots ha parlato sulla missione cristiana più importante dei malati e sofferenti, esattamente come la sofferenza dell’uomo, unita con quella del Signore Gesù, diventa parte della sua opera redentrice, elevando il dolore e la sofferenza del malato in altezza della missione, vocazione di vita. Ha presentato uno dopo l’altro le malattie, poi gli organi umani quali portatori di sacralità. Mi ha toccato profondamente tale intuizione, mettendola propria, tanto vero che la mia vita svolgeva sulla riva della malattia, sofferenza, morte. Ho potuto intuire in me i punti cardinali che collegano con la sofferenza del Signore Gesù. Era un’esperienza straordinaria. Con paura dicevo a me stessa: Posso essere “portatrice di sacramento”, perché non ho un organo che non sia stata malata durante la mia vita… Il mio stato di vita fino allora in un istante ha cambiato qualità, ha ottenuto ragione, è arrivato a meta. Avevo già la strada dritta davanti a me. L’iniziatrice del mio invito era mia Mamma Eva, la donna Simon. Ella vedeva in me la scintilla che valeva la pena di far bruciare. Più tardi costatava con gioia i miei risultati, quali compimenti dei suoi sogni. Sotto le sue ali materni è diventata una vera mamma per me, per cui sono molto grata al Signore, e che non ha cambiato neanche dopo la sua partenza per l’eternità. Il padre Angelo Brusco invece ha compiuto il ruolo paterno fin dall’inizio, essendo che egli mi ha invitato senza avermi conosciuta prima. Spesso gli chiedevo facendoli la battuta: “Quest’invitarmi non è stato un po’ irresponsabile?” Egli, invece mi rispondeva sorridente, lasciando libera la domanda, ma il suo sorriso dimostrava che non pentiva prendermi sotto gli ali. Dopo vent’anni un po’ con il poeta Vajda János, ormai arrivata alla meta penso di nuovo al periodo di vita compiuta, ed esprimo la mia più alta gratitudine all’Ordine Camilliano, ed a ciascuno, che mi ha indirizzato la strada sul corso della vita non tanto facile. Dio gli ricompensi!
Notizie: * Il “Siculicidium” di Madéfalva ha annunciato l’anno giubilare tra 2013-14 in memoria delle lotte di libertà seclero di 1764, per i martiri uccisi innocenti, che hanno rivolto la parola contro il decreto di Maria Teresa, che obbligava per tutta la vita alla salvaguardia delle frontiere imperiali. * Carissime none! Offrite per i vostri nipoti alunni i nove primi venerdì del mese al Sacro Cuore! Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel: 0040 366 10 22 55 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@hr.astral.ro – Archivio: www.camillo.romkat.ro (it), http://www.kamill.romkat.ro/ (mag) |