Anno XIX. Nr. 203 - settembre
Il Mondo di Cristo ha cinque anni –il cancro non è necessariamente mortale
Cinque anni fa, in agosto, mi ha chiesto mio superiore il don Darvas Kozma József a scrivere un articolo. Mi preparavo alle ferie. A quel periodo dovevo imparare di nuovo a camminare dopo una grave rottura (anche più) dei ligamenti nella caviglia. Ero per partire, mi sono tornata e ho scritto l’articolo richiesto. Ho saputo dopo dove ci voleva. Presentivo che uscirà un impegno di lungo termine da questo, ma anche la sua forza che mi onorava. Grazie a Dio, tal lavoro dura ormai di cinque anni.
In settembre si è ripartita la rivista, ricevendo un nome rinnovato al posto di “Luce di Cristo” con un po’ di cambiamento, appare come “Mondo di Cristo”. Il nuovo nome mi ha fatto pensare. Il concetto della Luce di Cristo è conosciuto dal Sabato Santo. Il Mondo di Cristo è in nascita, in continuare, anche per me, sentivo già allora. Qui m’impegno, pensavo e mi sono buttata dentro.
Il don Incze Dénes ha fatto partire la vecchia rivista anni fa, ha redatto, distribuito come poteva, con tanto lavoro, cura, come succede al solito, quando qualcuno indossa un impegno da solo, che passa oltre talvolta la sua capacità. Si ammalò nel frattempo sotto il peso di tante cose (costruzione di chiesa nei tempi più gravi ecc.). Ricorreva spesso all’aiuto medico durante gli anni passati, stava molto ricoverato nell’ospedale. Un giorno siamo decisi di cercarlo, andiamo a visitare il parroco malato, che conoscevo già dai tempi del mio educatore P. Écsy János, ancora dai tempi della costruzione della chiesa. Il padre ci ha mostrato la chiesa, la parrocchia e ci ha raccontato la storia della sua malattia, la sua gravità. A quel tempo egli aveva già liquidato tutto, stava per trasferire dalla parrocchia, essendo ferito profondamente dalla diagnosi medica. Vedo ancora davanti a me il volto di quella persona distrutta in quel pomeriggio di sole, che ha messo e vissuto tutta la sua vita al servizio della Chiesa e dei fedeli, nel crocevia di tante lotte svariate che venivano da tutti i parti, e adesso, sta con ala rotta al margine del fiume della vita, quasi aspettando di finire tutto. Mi ha commosso tanto.
Sua parrocchia non era un albergo di lusso. Al suo tempo poteva essere un domicilio ordinato, arredato con gusto, io vedevo ormai la “rimanenza” ben arrangiata, dove questo gigante viveva, perché a quel periodo chi ha cominciato a costruire una chiesa ha dovuto legare bene il cingolo, era costretto a patire gravemente, per non parlare poi dalla fantasia della gente. Non potevo comprendere per niente, era inimmaginabile per me come potrà vivere un tal parroco in un appartamento urbano, vivendo in tutta la sua vita in un’attività detta eccessiva, aspettando d’ora in poi la chiusura della propria vita.
A quel tempo avevo cominciato a studiare la Nuova Medicina Germana (lavoro di dott. Hamer). Sapevo già che il cancro non è necessariamente mortale, se uno non concede se stesso al destino. Mi sono trovata in disagio nei suoi confronti. Chi è pastore delle anime, il sostitutore del Signore, maestro della gente, è difficile da abbordare per un semplice mortale. Volevo raccontargli che non bisogna morire a causa della diagnosi, “non sappiamo ancora, che cosa hanno deciso quelli di sopra”, come dico al solito nelle situazioni simili. È requisito a ogni alterazione seria di parlare tutto che gli fa male, perché con questo va tirato fuori il dente velenoso della questione. Non potevo fare, con un pastore è diversa la situazione, egli non è un semplice mortale negli occhi di uno che lo è. Sentivo di essere troppo grande la distanza tra di noi. Tal pensiero è rimasto in me però, se qualcuno non vuole morire, può sopravvivere. Mi fidavo nella sua fede, e mi sono calmata nella volontà di Dio, però ho seguito con attenzione gli eventi successivi, affinché anche dopo fosse spesso ricoverato. Grazie a Dio per ora, si può dire che ha un risultato che contraddice la sua età.
Io però, scrivevo fedelmente gli articoli mese dopo mese per la rivista ritirata da lui e rinnovata, meravigliando finora, se egli non consegna la redazione a quel tempo, io non avessi scritto tutti quelli articoli che in cinque anni ha fatto apparire da me la rivista Mondo di Cristo, sarebbe stato abbandonato lo sviluppo al quale tale impegno mi ha aiutato, e oggi non potrei essere grata…
Post scritto: Mentre consegnavo il presente articolo alla redazione, la condizione di salute del don Incze Dénes si è cambiata improvvisamente. Con quella velocità, come egli organizzava le sue cose nella vita, il suo stato si è caduto giù bruscamente, irreversibilmente. Non potevo ancora svegliarmi dal mio stupire, è arrivata la notizia della sua morte nella festa di Santa Chiara. Le sue pompe funebre furono il 14 agosto. Ha vissuto 69 anni.
Chiusura dell’anno Giubilare della Santa Vergine
Il 13 settembre, domenica, durante “l’indulgenza autunnale” si è chiusa l’anno giubilare annunciato in onore d’esistenza di cinquecento anni della statua di Santa Vergine a Csíksomlyó. Il santuario ha due feste grandi d’indulgenza, l’una il sabato di Pentecoste che per oggi è cresciuta a livello mondiale (ha quasi 500 anni), l’altra la domenica dopo la nascita della Vergine (l’8 settembre).
L’ano giubilare è stato aperto dall’arcivescovo di Transilvania, Dr. Jakubinyi György un anno fa, e l’ha chiuso lo stesso lui, celebrando la santa messa, tenendo l’omelia.
Il mese scorso si è chiuso l’anno di gratitudine a San Camillo, dopo l’anno suo giubilare ora quella della Santa Vergine. Queste memorie sono state menzionate giù, alla seconda pagina del Messaggio, quali sorgenti di forza da vivere a tutti quanti che la cercano.
“L’indulgenza autunnale”, com’è collegata all’onomastica della Santa Vergine, Maria, è considerata una festa familiare, rispetto a quella pentecostale, è una festa tranquilla, serena, non è l’occasione del gran pellegrinaggio, malgrado se arrivano pellegrini da lontano anche per adesso. Dai nostri parti in questo giorno festeggiano Maria, insieme con la Santa Vergine di Csíksomlyó.
Distinzione della FCL Santa Teresina di Jászapáti (Ungheria)
“Continuando la tradizione, il Governo Urbano di Jászapáti, in occasione della festa del 20 agosto anche quest’anno distribuisce i premi distintivi della città.
Informo con gioia, che l’egregio Organo di Rappresentanza, secondo la sua decisione nr. 122/2015. (VI.18.), alla sua riunione chiusa di 18 giugno 2015 – quale riconoscimento della loro attività eminente a favore della località, concede “il premio distintivo per la città di Jászapáti” alla Comunità Camilliana di Santa Teresina. Le chiedo, se non emerge qualche ostacolo, siate presenti alla festa per eccellenza del 20 agosto 2015, affinché possiamo ringraziarvi la vostra attività, onorarvi con la nostra distinzione.
Programma: 10:00 - Celebrazione eucaristica nella chiesa cattolica,
11:00 – Festa d’onore – consegna delle distinzioni, benedizione pane nuovo.
V’invitiamo con riverenza a partecipare al ricevimento dopo la cerimonia di arredamento.
Congratulo alla vostra distinzione! Jászapáti, il 24 giugno 2015
Con stima, Farkas Ferenc, il sindaco della città di Jászapáti”
Notizie:
* il 14 settembre: inizio della scuola, preghiamo per i nostri alunni e loro genitori,
* Siamo arrivati al 200 trasmissione del programma per i malati “Venite a me” nella Radio Maria,
* La nipote del poeta Gyóni Géza mi ha cercato il 13 settembre, prepara il centenario in sua memoria.
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