Anno XIX. Nr. 204, ottobre 2015.
È un vero peccato che il cane non può sorridere… È un vero peccato che il cane non può sorridere, affermavo a mia cagnolina dopo una giocata abbondante, perché io ridevo, lei invece ha manifestato la sua gioia dopo un giro degno anche per un galoppo equestre, quando tutti noi siamo fermati. Da quando è rimasta sola (suo fratello si è scomparso senza orme), devo giocare con lei talvolta, che, confesso, non mi dispiace a compiere. Sono particolarmente impegnata a lei per il suo aspettare giornaliera nella stradina. Posso arrivare a casa da dovunque e la tardi sera, posso entrare tranquillamente alla porta, mia fedele guardia riconosce da lontano il fremito della macchina e corre a salutarmi. Quale segno della mia riconoscenza lampeggio con le lanterne, se lei mi offre un sacrificio così gradevole. Poi, quando mi fermo, non posso scendere “fino a quando non le ho ascoltato”, infatti, al solito le piace raccontarmi la sua gioia per il nostro incontrare. Accarezzo la testina fino a quando si calma, e l’abbaio iniziale a voce alto, la responsabilità giocatore non si trasformi in debole lamento, dialogo confidenziale, amichevole, nell’intimità del “ci si capisce a vicenda”. Solo dopo posso scendere dalla macchina. È successo però una volta che accanto a quattro cuccioli bianchi bellissimi è nato ance uno piccolo, così bruttò che vedendo gli altri non voleva neanche guardarla. Nei suoi peli il bruno scuro si mischiava col nero e con il colore del caffè macchiato. Accanto a lei i bianchi apparivano ancora più belli. Sì, ma i bei cuccioli bianchi, come crescevano, sono stati rubati dal cantiere “passaggieri” di buon gusto, e un giorno ha reso conto, che il cagnolino più piccolo, brutto ci è rimasto, che non la voleva nessuno. Allora mi sono interessata di più a lei. Con la sua affabilità perseverante sempre era presente in vicinanza di qualcuno, non si poteva non osservarla. Pian piano è diventata un globulo e meglio, era una rotolante che camminava, ma non andava mai lontano di casa. Si poteva scoprire in lei l’essere fedele, devota, traspariva una certa luce interiore oltre la sua bruttezza, sembrava di essere inviato, incarnato per questo, nell’apparenza di una cagnolina del tutto semplice. Giocavo con lei, con il globulo rotolante una volta, essendo seduta sulle scale della casa. Tramite un gesto inabile in qualche modo è caduta dalle mie mani. Sua testina si è sbattuta sulla scala di pietra. Un fulmine ha scanalato attraverso di me in un istante, mi ha colpito una strana sensazione di distruzione. Ho sollevato in fretta l’animaletto impotente, la guardavo disperatamente, se respira, se vive ancora? Mi faceva male terribilmente “l’incidente” commesso per ignoranza. Non capivo come poteva succedere, perché è dovuto avvenire? Con una commozione profonda le ho chiesto perdono, aspettando senza respiro cosa succederà…? Una vita intera scorreva giù davanti agli occhi in un istante, che mi sembrava così lunga, che non potevo vedere la sua fine… La cagnetta pian piano ha aperto gli occhi e mi guardò tristemente. Da questo mi sono commossa ancora di più. Ha ordinato una stima per eccellenza, davanti a quale sono immersa nell’umiltà più profonda, e in questo momento si è fatta rifulgere in me l’intuizione purissima: Dagli occhi di questa cagnolina mi guardano gli occhi di Dio. Si fermò il mio respiro, pensiero, tutto a questo punto: è stata mandata a me questa piccola vivente, perché lo stesso Dio guarda tramite i suoi occhi. Per un colpo si è cambiato il mondo, ognuno di noi è arrivato al suo posto, sia lei, che me… D’allora, le dico spesso: non si potrebbe neanche inventare un cane così, e lei è diventata per me la “sorella” a quadrupede più bella, più buona, più brava, più fidabile, più carina del mondo … Ottobre, il mese dei colori Al centro della vallata Csík sta la montagna Nagysomlyó con la sua gemella (Kissomlyó), coperta con foresta di faggio. Le due sono come un’anziana gallina col suo pulcino, riposando. Custodiscono la dignità del bacino, chi sa da quanti millenni, fanno alzare lo sguardo dell’uomo, indirizzano verso il cielo, al sublime, all’altissimo, per l’uomo di tutti i tempi. Guardando la Nagysomlyó da Csomortán, non è difficile osservare sotto la coperta grossa della foresta, la schiena di una piramide. Questa foresta caducifoglie è come fosse caduta dal cielo nell’imperio dei pini. Poteva cadere, perché dai piedi orientali della montagna al versante tra la Transilvania e Moldova si nasconde un villaggio, che, giocando con il significato del suo nome, sarebbe detto “il tuo precipitare”. Andando in giro nel bacino del Csík, da Marosfő a Tusnádfürdő, lateralmente al versante Nyergestető, aspetta l’uomo che ama la natura, l’abbraccio dei pini. L’Hargita è un versante immenso, che distanzia due bacini da Csík, che a Udvarhely già concede l’imperio dei colori ai boschi caducifoglie, a Gyergyó invece permane il pino col clima freddo. Il bacino del Csík va menzionato anche come la piccola Siberia. Csíkszereda va in gare con Gyergyóalfalú come riferimento della temperatura. I Carpati Orientali girano in grande cerchio in direzione ovest presso i bacini Csík e Gyergyó, e come chiudono la Transilvania dal sud, forse per questo è rimasta la denominazione Carpazi Meridionali… In aggiunta a così tanti talenti naturali non c’è da meravigliare, se in primavera non è possibile contare le sfumature del verde chiaro, in autunno, soprattutto in ottobre però, dal giallo attraverso il rosso, bruno, fino il verde scuro, lo splendore degli innumerevoli colori che dilettano gli occhi. Notizie: * Richiesta di preghiera: Cari Camilliani, in due famiglie della nostra Commissione Centrale si lotta con malattie serie, perciò chiediamo preghiere per il marito di Marie Christine B. e Giosuè S. Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel: 0040 366 10 22 55 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@hr.astral.ro – Archivio: www.camillo.romkat.ro (it), http://www.kamill.romkat.ro/ (mag) |