Il messaggio della
        Famiglia Camilliana
                                                        di Csíkszereda


Anno XIX. Nr. 206 - dicembre 2015.

Affinché abbia Natale…
           
La saggezza dei nostri genitori, nonni ha gestito con tanta semplicità e giustamente anche la gentilezza. L’essenza della saggezza consiste proprio la linea di vista. Comprendere il tutto oltre i dettagli e insieme con essi. Sento dentro di me le parole di mio padre, usava dire „abbia Natale…”
Queste parole però, comportava un contenuto profondo, che sempre mi ha commosso, quale volte l’atto è stato fatto. Nel suo sistema di valori tale gentilezza comprendeva piuttosto vasta zona. Egli applicava nei casi apparentemente minimi, ma con più cari gesti da regalare, si potrebbe dire che istintivamente, che era suo caratteristico, affinché lo praticava così in silenzio, accompagnato con un sorriso amoroso, il più volta senza parole, alle quali poteva essere attenta solo la persona chi aveva cuore pieno all’accoglienza. Amava regalare. Dove passava, non andava senza orme, gli ha regalato quelli con i quali si è incontrato. Questa volta si è disegnato sul suo volto quella felicità che irradia da sé la persona che regala, essendo la munificenza suo elemento vitale, lo rende felice. Era bello così.
A lui, era al posto facile la „compassione”, il „viva anche lui”. Condivideva con gioia i suoi beni con gli altri, vedendo le lotte dei sofferenti delle disgrazie. In tali casi decorreva davanti i suoi occhi la cavalleria del nostro San Martino ed erogava, come suo grande modello faceva, tagliando in due il suo manto, la fetta di pane, ha accolto nella sua casa il forestiero d’altra lingua e religione arrivato dall’altro lato della montagna durante l’inverno, o si metteva in fronte dei soldati concentrati, affettando il suo piccone nel pavimento della sala da pranzo esclamando, „abbiamo fame!”
            Applicava nei fatti di gentilezza progettati, non istintivi, quando aiutava ai suoi “amici-soci” bisognosi. Se si è saputo su qualcuno che è arrivato in disgrazia, non aspettava, agiva subito. Non ha aspettato fino a quando il disgraziato risolve il suo problema, lo ha cercato e come poteva l’aiutava. Spesso era sufficiente la simpatia che è indispensabile in una tragedia. Sua parola “amico-socio” mi ha fatto pensare sempre. Ha contenuto profondo: compagno nell’avversità. Se qualcuno è aiutato in un caso simile, quello davvero ha Natale (maiuscole!), lui sapeva questo e faceva il suo meglio.
            Applicava però anche nei casi quando qualcuno non si comportava con lui secondo il suo sistema di valori. In questi casi, l’accento del termine “Abbia Natale” espresso nei confronti della persona, comportava una compassione profonda sentita dalla sua voce, che gli dispiace per quello che con inganno gli toglie qualcosa, e lui gli lascia gentilmente, perché sua saggezza comprende la meschinità dell’altro, con la quale non vale la pena occuparsi più seriamente. Capitava però quando aveva un effetto simile all’ultimo giudizio. Permetteva sentire: mi hai disavvantaggiato, sii felice se puoi, ma non vai lontano con esso, perché la vita stessa ti rimprovera il tuo fatto… Per questo tremavo dal freddo, perché sentivo risuonare l’empietà della vita da esso.
            Nella pastorale dei malati, incontro tutti i giorni questo concetto in varie situazioni. Ci prende bene la preparazione da casa, la pratica sperimentata in anticipo, che non diventa routine, essendo ogni situazione diversa, personale, unica, singolare, cristiano e materno insieme.
            Recentemente è successo un caso carino con una malata tanto tempo sofferente all’intensivo della cardiologia. Quando l’ha visitata, sorrideva con amore a me, come sempre. Suo sguardo materno infondeva fino la mia anima, mi ha abbracciava, amavo star dentro. La ammiravo, com’è capace a un amore così grande anche da grave malata. Aspettavamo da mesi la sua guarigione, ma non è avvenuto, pian piano ha cominciato a deteriorarsi e riempirsi con acqua. L’ha accarezzato sua mano gonfiata, l’ha incoraggiato delicatamente all’incamminare la pista rimasta ancora degnamente e abbiamo scambiato anche alcune parole umane. Poi, in un istante ha espresso il suo desiderio di aver la voglia di vedere il cappellano. Sono stata un po’ sorpresa, sapendo che è stata già dotata con sacramenti, è in ordine in ogni senso, ma vedevo anche, che questo è il desiderio del morente, che sta preparando degnamente all’incontro grande, devo prendere sul serio. Le ho promesso di chiamare il prete.
Anche il cappellano era sorpreso di tale desiderio e ha detto lo stesso che sapevamo anch’io che la malata. Mi sono sentita in disagio per un istante, la mia richiesta sembrava infondata. Ed è successo tutto questo prima dell’ora di preghiera davanti a tutti i malati. Poi mi è venuta un’idea salvatrice. Chiesi il sacerdote di accarezzare la malata, di altro non ha bisogno, solo di questo. Non l’ho affermato, ma sentivo la legittimità dell’“Abbia Natale” nell’anima ed ero felice, affinché l’abbia compiuto. Alcuni giorni dopo la potevo ancora accarezzare, ho parlato a lei, incoraggiandola. Non mi rispondeva più, stava agonizzando. Chiedevo a pregare i suoi figli che piangevano accanto a lei, e di lascare andare via in silenzio, degnamente, come si è preparata per questo viaggio, pregando.
Un giorno poi, il suo letto era vuoto, è arrivato il suo “Natale”, per me un angelo custode…

Anno Santo della Misericordia, apertura della Porta Santa a Csíksomlyó

            Nostro papa Francesco ha annunciato un anno santo straordinario l’8 dicembre quando ha aperto la porta santa della basilica San Pietro a Roma. L’anno santo si è aperto nello spirito della misericordia che durerà fino la festa Cristo Re 2016. C’è bisogno di misericordia nel mondo spietato.
            È un regalo d’onore per tutta la Chiesa, il fatto che ha iniziato nostro papa Francesco, che ogni diocesi scelga una chiesa, alla quale possa aprire una porta santa, partecipando così ogni credente indirettamente in quella grazia, che significa l’anno santo, può vivere direttamente la festa e praticare la sua benedizione durante l’anno santo, riempiendosi con sua sovrabbondante grazia.
            Nella nostra diocesi è stata scelta il nostro santuario di Csíksomlyó, per la gioia di tutti noi, perché questa chiesa per noi significa domicilio, fonte di forza, rifugio e madre. Quando ho saputo tale scelta, l’ha condiviso felicemente con gli altri, perché l’ha sentita straordinaria, che serve l’edificazione spirituale qui, per la terra materna, dove viviamo la nostra fede.
            L’apertura della porta santa aveva luogo il 13 dicembre, domenica, dalle ore 12,30, la liturgia festiva e la celebrazione eucaristica è stata presieduta dell’arcivescovo della diocesi, il dott. Jakubinyi György, con predicazione. Erano presenti il vescovo ausiliare e il vicario, padrone della casa. Grazie a Dio anche il tempo era propizio, godevamo a bel sole, dilettando la bellezza spirituale sulla piazza della chiesa poi dentro durante le sante liturgie. Il coro della chiesa ha reso ancora più bella la celebrazione commovente, edificante. La santa messa era seguita con un buon, abbondante pranzo nell’ambiente camilliano e amore fraterno.
            Donaci il Gesù misericordioso tante grazie a tutti noi nell’Anno Santo, affinché possiamo inchinarci quali buoni samaritani ai bisognosi e farli alzare nelle situazioni difficili.

Notizie:

* La madre di fratello Böjte Csaba OFM, è tornata alla patria celeste, sia benedetta la sua memoria.
* Hanno rifatto il tetto della chiesa di Csíkcsomortán. Le spese sono donate dal Compossesso locale.
* Ci prepariamo al regalare natalizio all’ospedale con i ragazzi il 23 dicembre, dalle ore 16,00.
* Auguriamo un Santo Natale e Felice Anno Nuovo a tutti Voi, salute, allegria e bellezza di cuore!

Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel: 0040 366 10 22 55 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@hr.astral.roArchivio: www.camillo.romkat.ro (it), http://www.kamill.romkat.ro/ (mag)


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