Anno XX, Nr. 207 - gennaio 2016 - Anno Santo della Divina Misericordia
L’effetto della musica a mia anima…
Tanto tempo mi sto interessando che cosa mi succede mentre ascolto una musica. Io posso considerare me stessa una figlia fortunata che è nata in una famiglia nella quale cantavano i genitori, i nonni. Nella mia prima infanzia non c’era ancora radio, TV, questi, solo più tardi, ero già una scolara quando sono arrivati da noi. La nostra vita quotidiana era abbracciata da un silenzio profondo, che era interrotto solo dal canto di qualcuno eppure dal suo strumento musicale. Mi sono meravigliata spesso come potevano imparare i miei genitori così tanti canti popolari, canzoni, dettagli di operette e mantenere in mente, non parlando dai canti sacri, che sovrabbondavano instancabilmente dalle loro labbra, soprattutto quando lavoravano. Amavo tanto sentire loro, che mi sono totalmente scordata che sono anch’io in grado di cantare, dato che forse cantai prima del parlare. Quanto più mi suscitavano al cantare, mi sono diventata più taciuta. Nel mio profondo sentì la voglia di non rendere brutto il loro bel cantare con la mia presentazione d’attrice, perché aveva qualcosa intangibile, irraggiungibile particolarità, che per me era “sacra” formando una grande unità nella loro vita, associando a esso anche uno stile di vita vero e proprio. Questo era il più maestoso per me, che ho sentito e valutato quale testimonianza valida del loro stile di vita, e al quale guardavo con ammirazione, riempiendomi con stima, perché gli ho riconosciuto in esso, in ogni situazione di vita.
C’erano però alcune canzoni che mi rendevano triste e le lacrime cominciavano a uscire, mi ritiravo inosservatamente dal luogo dell’evento, affinché chi stia cantando, non si renda conto. Non potevo mai capire, cosa mi succede, perché divento triste andando via in silenzio. Sapevo solo una cosa, che per qualche motivo non posso sentire quelle canzoni e non voglio parlare su questo con i genitori, perché loro le cantano bene, con empatia, l’enigma è loro alla quale io non ho accesso per qualche motivo. Potevo costatare già precocemente che sono vulnerabile tramite la musica, il cantare.
Esiste qualcosa dentro di essa, cui devo essere cosciente, che influisce su di me, e che devo nascondere, se non voglio mettere in disagio chi canta. Il che e per che esiste così, per momento è rimasto in ombra, e forse fino ad oggi non e del tutto chiaro (queste canzoni narravano storie tristi dalla vita quotidiana).
Ero già adulta quando si è decorso un evento interessante in me, evidenziando poi per tutta la vita, la mia esigenza da ascoltare musica.
Nel cd. “epoca d’oro” (I quarant’anni…), quando la nostra società scorreva nel suo proprio ritmo, ho potuto estimare la cura, se qualcuno mi ha regalato il servizio costruttore d’anima. Era tale anche il seriale “Mondeo della musica” che frequentavo, tenuto dal professore di musica Orbán Balázs, fino a quando non ha tralasciato la Transilvania. Insegnava volontariamente musica nella mia città, Csíkszerda, spiegandola. Esiste ancora quella sala grande dietro il comune, dove siamo radunati ad ascoltare musica, tutti quelli desideravano a imparare, sviluppare ogni settimana.
Una volta abbiamo sentito il jazz, e non qualsiasi ma Gershwin (per me l’unico compositore meritevole nel genere), paragonandolo con gli altri, nell’interpretazione di varie orchestre.
Sentendo la musica, prendevo note su di essa, e istintivamente ho cominciato a tirare strisce con la mia penna sui jeans indossati, conformemente alla velocità del ritmo della musica jazz.
In un momento inaspettato però, la musica ha cambiato ritmo, come un uragano, il pensiero musicale fino allora, sembrava di essere scappato e come andasse a spezzare via tutto con la sua capricciosità. La mia mano però, che finora tirava linee lentamente sui pantaloni, ora si è animata e conformemente al ritmo della musica cominciai a tirare strisce molto velocemente. Passava un po’ di tempo fino a quando mi sono reso conto, che cosa succede con me. Mi sono stupito. Si è manifestato davanti a me un mondo dal quale ho riconosciuto che non è mio. Non potevo accordarmi con esso. Non c’era nemmeno una traccia da quel modello tenuto “sacro”, che si è costruito attraverso i miei genitori, nei confronti i quali dovevo discrezione anche se mi metteva a piangere la loro interpretazione, qui mi è successo un’altra cosa: un potere sconosciuto ha violentata l’anima mia.
D’allora il mondo particolare del mio essere segnala sensibilmente il messaggio delle musiche costruttive e distruttive, andando via se qualcun indesiderato volesse invadere la mia vita.
Avvenuta meravigliosa dell’angelo
Ho vissuto nuovamente quale grazia divina questa festa e sono molto grata per avermi data. Quest’anno, il 23 dicembre durante la meravigliosa avvenuta d’angelo, abbiamo festeggiato anche il quindicesimo anniversario della pastorale negli ospedali. Da noi, è l’angelo che viene a regalare i bambini, ma non solo loro al Natale. Come sempre, anche adesso era preceduto da lunga preparazione. Per tale festa mi preparo pe un anno intero, fino a quando posso accumulare tutto. Il dipinto delle arance è sempre una liturgia a parte, che compio la mattinata dell’ultimo giorno, poi riempio la piccola macchina al massimo con i regali preparati, lasciando luogo anche per i ragazzi collaboratori.
Ci è stata data anche una situazione privilegiata. Mi hanno chiamato gli amici dalla TV, che volevano filmare qualcosa di bello, così la nostra azione era opportuna. Il direttore era d’accordo.
Il gruppo di quindici persone entrava con tanta allegria, in modo angelico nell’ospedale. Trainava ciascuno qualcosa che gli stava in portata di mano. Novità, ora siamo andati non solo con la mia piccola macchina, ma anche con quella di mia figlia-Eva, e c’erano anche altre due al servizio.
È nato un nuovo record con l’età dei partecipanti. Finora il più giovane aiutante aveva quattro anni, adesso, però conduceva Bernadetta di un anno e mezzo. La fedele Nagy Tímea, che è già il secondo anno all’università ed è partita a sette anni, era presente con sua amica, Emese.
Abbiamo iniziato la nostra visita d’angelo alla pediatria. La madre Brügger con spiritualità camilliana era presente con i suoi tre figli maschi e con Bernadetta. Hanno imparato tre canzoni natalizie che hanno presentato. Benedetto, il più grande di loro ha accompagnato il canto con un triangolo, battendo il ritmo. La madre (chi è una maestra d’asilo) teneva con una mano il piccolo strumento, nell’altro braccio la figlia. Il loro canto ha dorato i piccoli e grandi pazienti dell’ospedale.
Dopo il cantare proseguivano le poesie. Anita si presentava già l’anno scorso vestita di costume popolare come ora, invitando con sé la ragazza in adozione. Era la nostra Puskás Erzsike, chi è entrato nella Famiglia Camilliana il giorno giubilare di San Camillo, a insegnare loro le poesie.
Le recitazioni brillanti, scritti da stessa Erzsike ci hanno suscitato lacrime di gioia negli occhi.
Anche i miei chierichetti di Csomortán hanno testimoniato bontà, attenzione, amicizia, accompagnata dalla madre dei semi orfani, prendendo calore, coraggio dalla felicità dei bimbi.
A vigilia di Natale però, nella chiesa si è scoperto, che non tutti i ragazzi ricevono regalo dalla parrocchia, essendo più povero quest’anno del solito. Grazie a Dio, a noi si è radunato in abbondanza, da qual è rimasto sufficiente per ospitare i chierichetti dopo la messa solenne del Natale nella mia casa a far parte da “quello che ci hanno lasciato i santi” (così diciamo al cibo rimasto, al ritiro).
Esprimo la mia più grande gratitudine a tuti i nostri “benefattori” che hanno contribuito all’aiuto della venuta d’Angelo, e a tutti quelli che ci hanno sostenuto con le loro preghiere!
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