Anno XX, Nr. 208 - febbraio 2016 – Anno Santo della Divina Misericordia La Giornata Mondiale dei Malati nell’Anno Santo della Misericordia La visita dei malati negli ospedali è un compito giornaliero “di conquista”. Quando entro in una stanza, non lo so ancora, cosa mi spetta dentro, gioirà qualcuno per il mio arrivo, sarà indifferente, eppure mi rifiuterà. Io invece devo andare a ciascuno di loro… raramente, ma capita, che mi senta più stanca del solito, m’influisce il tempo, o ho lavorato troppo in anticipo. Tutto questo lascia il segno sulla mia vigilanza, flessibilità, anche se tengo presente di arrivare adeguatamente, senza problemi di casa, riposata, sincronizzandomi allo stato del malato, senza pretese. In questi casi al solito “mi scherza” una situazione, e siccome sono riuscita concordarmi con lo Spirito Santo, allora mi offre un’idea per risolvere la situazione. Così è successo poco fa, quando neanche ho pensato che posso avere un incontro al quale devo essere più attenta, quasi scordandomi di me sono entrata al pronto soccorso del reparto di cardiologia. Questo settore consiste di due stanze insieme, con l’entrata propria, ma hanno aperto una terza tra di loro per la migliore interoperabilità. Nella prima stanza andava tutto bene, sono riuscita portare gioia nel cuore dei malati, consolarli, incoraggiarli, come sempre. Quando invece mi sono spostata nell’altra stanza, senza dubbi, allegra, mi sono commossa. Per un istante mi stordiva la testa stando alla porta. Mi sono fermata, e come un fulmine, ho sentito, che dovrei voltare indietro urgentemente. Mi spettava un’immagine, alla quale non ero preparata in quel momento: mi guardava tre volti distorti, agonizzanti, taciuti, tormentati dalla sofferenza, più “dall’al di là” che dalla vita presente. In un attimo di quel momento si è decorso davanti gli occhi tutto: sentivo la propria impotenza, di non essere in grado di far nulla, la mia compassione affinché ho sentito che mi sono cascata nel mondo sotterraneo, il freddo ghiacciante, che irradiava da sé tale scena, e io dovevo decidere, cosa faccio adesso, in questa situazione esasperata, che mi è capitata inaspettatamente. No, non posso sfuggire, sentivo non sono venuta per questo. Cosa si può fare in tale situazione? Stavo molto giù. In questo momento si è emersa l’idea salvatrice: sorriderò a loro. Un’eternità intera si è scorsa davanti agli occhi: come lo riceveranno? E, miracolo dei miracoli, dalla commozione mi sono caduta in meraviglia: dai volti distorti quasi irriconoscibile, da sotto la barba densa di uno di loro si è brillato il sorriso pacifico, la risposta riconoscibile al mio sorriso, la luce che ormai ha irradiato lo spazio. Non lo so quanto tempo è passato andava a finire il sentire del tempo, ma abbiamo risolto senza parole questo momento straordinario, l’incontro. Certo, non sono rimasta per lungo dalla porta, sollevata, allegramente sono andata a tutti i tre malati gravi, sorridendo in continuare, e ho parlato poi con ognuno di loro nella sua “lingua”. Quest’incontro ha lasciato orme profonde nella mia anima. È successo qualcosa con me, una certa trasformazione. Mia vulnerabilità momentanea non solo ha trovato senso, ma ha cambiato l’atmosfera sotterranea in splendore interiore, comprensione, amore accogliente, perché non solo io gli ho accolto così com’erano, anche loro mi hanno accolto così, come ero. Non sono in grado di presentare meglio l’evento, è impossibile: è stato l’opera dello Spirito Santo per ciascuno di noi. Un altro caso era proprio l’opposto, alla cardiologia lo stesso. Andavo con un giovane sacerdote. In una stanza per gli uomini ci ha accolto un’allegria. Ero contenta. Ho salutato i malati, visitatori, operatori sanitari nella stanza affollata. Mi sono presentata, poi ho presentato il giovane prete, ho accennato lo scopo del nostro arrivo, chiedendo se qualcuno avrebbe bisogno dei sacramenti? Si è saputo che c’è un signore anziano, che appena era uscito, bisognerebbe chiedere anche lui. I malati segnalavano che il signore appartiene alla “domenica allegra” (una setta), non sono riusciti ancora dialogare con lui. È arrivato, come sentissi che vorremmo vederlo. A mia domanda egli ha risposto davvero che fa parte della “domenica allegra”. Ho cercato a porre qualche domanda per facilitare la discussione, ma era invano. Egli non è uscito dal filone che è cattolico, ma di “domenica allegra”. Per un istante ci guardavamo a vicenda senza parole col sacerdote, poi lascare tutto all’aria. Uscendo al corridoio ho notato: “Qualche volta ci vuole un buon stomaco qui”. Nell’Anno Santo della Misericordia, il motto della Giornata Mondiale dei Malati ci guida alle nozze di Cana. Invoca la Madre di Gesù che dice ai servi: “Fate tutto quello che vi dirà” (Gv 2,3). L’enigma di Maria è quello dello Spirito Santo. Lei sa qualcosa, perciò sta dietro, da dove opera. Ci fa ricordare lo scopo della nostra vita, ma che talvolta scompare dall’orizzonte, riorganizza l’equilibrio e l’armonia. Lei è la Madre della Misericordia, che fa alzare il caduto e guida il debole. La Giornata Mondiale dei Malati nell’ospedale Anno Memoriale in onore di Márton Áron, vescovo di Transilvania Nostro Arcivescovo compie settant’anni Notizie:
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