Anno XXI, Nr. 219 – febbraio 2017
Dalla benzina alla vita di valore totale
L’anno 1989 ha portato dei cambiamenti non soltanto nella vita sociale, ma anche nella personale, formulando semplicemente posso dire che “ho passato la cascata Niagara”. Sotto il passare intendo la sopravvivenza. Mia salute invece somigliava a uno, sopravvissuto di Niagara. Ho passato oltre un periodo di vita che non pensai mai, però nel frattempo la salute si è crollata completamente. Dal punto di vista medico non c’era nulla per la mia situazione. Sentivo il battito dell’orologio verso il compimento del destino. Ero stancata di malattia. Gli ultimi cinque anni sono passati con ricevimento di cento-centoventi fiale ogni tre mesi solo per rimanere in vita, non parlando di medicine giornaliere. Nelle mie vene circolava ormai al posto del sangue una massa chimica, mi disturbava il suo odore estratto dalla pelle. La disperazione finale è arrivata con trasloco (in Ungheria) della mia amica (Kopácsi Judit), chi mi ha fatto cca mille punture durante i cinque anni. Ho detto, se devo morire, sia adesso, non sono in grado di abituarmi un’altra volta a una mano diversa, non voglio più vivere così, e mi sono abbandonata alla sorte.
A questo punto invece è intervenuta la mia fede: sono fedele e non volevo presentarmi davanti al Signore, avendo ancora una soluzione che non l’ha provata… Questa era la benzina, ossia avrei voluto petrolio purificato, ma a quel tempo era già ritirato anche dalle farmacie, non avevo nessuna scelta. La procedura era applicata ai soldati austriaci durante le guerre mondiali, contro la peste, ho ricevuto la sua descrizione dall’amica prima del suo trasloco. Tale consapevolezza mi ha fermato, ritenendomi.
All’inizio del dicembre mi sono decisa: non ho da perdere, inizio intanto la “terapia” del tutto particolare. Ero sola nella cosa, non avendo un appoggio, un consigliere. Prima ancora dell’iniziare “per caso” incontrai un “mio amico anziano farmacista” (Ajtony Gábor), dopo una santa messa serale nella sacrestia del nostro santuario. Gli ho detto a cosa mi sto preparando. Si è stupito. Mi disse: “Ma, non si conosce il meccanismo di assorbimento della benzina, iniettandola è fatale”. Non mi sono mossa dalle dette. Il pensiero della morte non mi spaventava, stavo preparando a essa. Si trattava della mia fede. Gli dissi: “Guardate, se non lo provo, ho cento per cento prospettiva della morte, se lo provo, magari ho cinquanta per cento sopravvivenza”. Mi ha calmato che almeno qualcuno sa del mio progetto. Questo era sufficiente per me. Non avevo da perdere, sapevo, mi preoccupava soltanto la questione della mia fede.
Mi sono messa a fare l’esperienza. Era una “terapia” duratura, occorrevano tre mesi e mezzo. Nei primi tre settimane non potevo andare a lavorare, mi era tanto male. Passavano lentamente i minuti, ore, giorni, settimane, ma vivevo. Alla fine della sperimentazione sapevo che ho sopravvissuto, resto in vita.
Al mio luogo di lavoro hanno reso conto di che cosa sto passando e gli acquirenti bravi mi portavano benzina purificata da Moldova che non era così spaventosa. Nei seguenti dieci anni ho usato questo. Nel frattempo ho saputo che una mia collega sta così male come me, anzi, lei ha un figlio malformato. Purtroppo lei non era in grado di fare la terapia che io fece, perciò, doveva morire.
Per pulire il sistema digestivo era opportuna la “terapia” (fatta per forza), ma il mio sistema immunitario andava male anche in seguito. Da qui mi ha elevato l’Herbalife, che ho conosciuto a Roma nel 2000. Ero in grado di lasciare la benzina, e pian piano sono diventata onnivora. Tornando a casa ho preso cca dieci chili e cominciai a godere la vita. Sono grata per questo a mia amica Csibi Marta, perché la necessità ha portato amicizia per noi, fino a oggi mi prende cura. Ringrazio per la vita di valore totale.
Mi sono bloccata però con il caffè. Malgrado ogni ”benessere” immaginabile e fattibile, tale prelibatezza mi ha portato in guai. Dopo lunga esitazione ero costretta a lasciare. Sì, però essere attente in modo accentuato ai miei malati nell’ospedale, era gravoso, per la sera crollavo già. Dopo mezz’anno è arrivata la soluzione aiutante, tramite un nuovo “per caso = provvidenza” all’autunno del 2013: chi è che ha sentito fungo benefico nel caffè? Mi sono buttata dentro con fede, entusiasmo. Il risultato è apparso presto: non c’è mal di stomaco e posso dormire (andava pessimo). Sarebbe stato sufficiente solo questo, ma ho ricevuto molto di più: vivacità, che era così importante nella mia vita come la luce del sole.
Pensando a queste tre tappe di vita, sembra di non essere successo con me. Vivo tutto quale grazia, perché è stata sempre con me la presenza invisibile ma percepibile della Provvidenza. Per ciò,
attorno la “Giornata Mondiale del Malato” esprimo la mia gratitudine alla Madonna per la vita valorosa!
Visita al museo
È stata un’idea brillante organizzare durante le vacanze la visita in museo, nel castello Mikó della città Csíkszereda per i miei piccoli collaboratori da “angeli”. Sono loro i ragazzi che venivano con me durante il mio servizio di pastorale a festeggiare il Natale nell’ospedale, secondo il programma abituale il 23 dicembre, portando le gioie natalizie ai malati. Nel 2016 partivamo con dieci (+1, che è nato dopo) ragazzi, portando dai loro giocattoli quello che condividevano volentieri con i bimbi malati, dunque non venivano a mani vuote all’evento. Loro erano perciò i protagonisti della visita al museo, quale “bonus” per il loro servizio. Finora non potevo nemmeno pensare, ma ora è arrivata la possibilità. È stata una sorpresa che essendo pensionata, ho ricevuto il biglietto in omaggio, ho pagato solo per i ragazzi.
L’idea è partita dall’esposizione dell’era glaciale. Quando ho sentito, ho pensato subito ai ragazzi, essendo un tema per loro, che m’interessa pure. Ho parlato con i genitori, con i ragazzi, che erano entusiasti per l’iniziativa, così abbiamo programmato proprio per il periodo delle vacanze.
Il giorno della visita (l’8 febbraio) cominciava a nevicare. La neve cadeva tranquillamente, portando una vera esperienza invernale con sé. Dai sei ragazzi di Csomortán son presentati quattro, con loro abbiamo iniziato l’avventura. Sono abituati tra di loro, muovevano da casa nelle grandi aule. C’erano quattro esposizioni, abbiamo visitato tutto. Abbiamo iniziato con l’era glaciale, che era interessante non solo per loro, ma anche per gli adulti. Abbiamo provato ogni fonte di sapere “giocoso” esposto.
Dopo l’era glaciale abbiamo trascorso le aule del villaggio siculo. Qui erano i piccoli cari da far funzionare, i ragazzi hanno trovato subito il come della possibilità. Dopo di questo abbiamo visitato anche la mostra con i tesori sacri dei francescani di Csíksomlyó. Erano ormai abbastanza stanchi, ma c’era ancora una specialità, la parte storica del castello, dove nell’aula dell’arme si poteva vestirsi nei vestiti bellici di quel tempo e provare il corno, tamburo, bandiera e ricostruire il modello del castello.
Infine dopo aver mangiato i dolci, abbiamo visitato nel parco centrale il terreno di gioco sotto la neve, dove potevano giocare allegramente, provando tutti i giocattoli trovati. Tutti si sono bagnati.
Dopo due giorni tranne la visita del parco abbiamo ripetuto tutta l’avventura con l’altra parte del gruppo, i tre fratelli Brugger e la bimba rimasta l’atra volta. Abbiamo finito il giorno con un pranzo regale presso la famiglia Brugger, essendo venerdì, un menù speciale, gnocchi di prugna ben fresca, calda.
Notizie:
* L’11 febbraio: Pellegrinaggio dei malati presso il nostro santuario di Csíksomlyó. La santa messa era presieduta dal vescovo Tamás József.
* Bolzano: incontro FCL il 17 febbraio. Ritiro spirituale annuale dei ciechi a Lichtenburg Nals tra 3-7 maggio con Prof. Hansjörg Rigger. Notizie febbraio 2017: www.blindenzentrum.bz.it/audiodownloads
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