Anno XXII, Nr. 231 –marzo 2018 – Anno del grande re ungherese Mattia – 560 anni della sua elezione
In memoriam Pénzes József
Era il 4 dicembre 1987. A questo giorno l’hanno sepolto mio confessore, don Bakó Gábor a Menaság. Quale pensionato serviva presso il nostro santuario. Era un confessore del tutto speciale, cui non dovevo presentare tutta la mia problematica, mi dava la risposta. Mi meravigliai e l’ho vissuto come grazia. La notizia della sua morte mi ha colpito e siccome era già tardi, non potevo partecipare ai suoi funerali. Ne soffrivo perciò. Avendo in decorrenza la confessione, andai al primo sacerdote che confessava nella chiesa di Santa Croce della città durante la messa del mattino. Ho notato con sorpresa lo stesso fenomeno come con mio confessore. Nello stesso tempo mi promise un libro che secondo lui sarebbe utile per me (Carnegie, Il segreto del successo). Quando durante il tempo di pranzo, secondo la sua richiesta sono andata dalla parrocchia, il sacerdote non era ancora tornato. Nell’ufficio mi ha accolto un altro sacerdote. Ci siamo presentati. Era il don Pénzes József. A causa della perdita del mio buon confessore soffrivo tanto, anche se ho ricevuto la consolazione il mattino, sentivo di non poter aspettare. Quando il don Pénzes vedeva che voglio andare via, ha fatto tutto il possibile per farmi restare al posto. Solo allora ero attenta a lui quando ho visto che è diventato tutto sudato. Mi meravigliai ponendo la domanda: chi è quest’uomo, perché è così importante a lui che io stia bene? Comprendendo il suo impegno, certamente sono rimasta in aspettare fino a quando è tornato il confessore. Ci siamo presentati anche con lui. Era don György Tibor. Ho ricevuto il libro (che più tardi l’ho prestato anche all’ultimo prefetto ungherese della provincia, Pataki Imre), e dovevo comprendere che il Buon Dio ha chiamato una persona molto importante dalla mia vita, provvedendo di riceverne altri due in un solo giorno…
Sin dal primo liceo lavoravo volentieri presso il santuario. Abbiamo recitato sempre insieme l’Angelus, lasciando il lavoro quando suonava la campana. Era per me una forza da mantenermi, abbiamo pregato a vicenda uno per l’altro.
In un anno, don Pénzes teneva la novena di Sant’Antonio al santuario. Dopo la messa abbiamo parlato proprio con la cuoca sul corridoio che non pensano a me nelle loro preghiere se non sono presente. Egli sentendo tale concetto si fermò. Voleva sapere su che cosa abbiamo perlato. L’abbiamo raccontato. Mi promise di associarsi a me nell’Angelus, in scambio mi ha offerto di associarmi al loro gruppo spirituale di preghiera tra 9-10 di sera che era già un gruppo abbastanza vasto.
Più tardi l’Angelus tramite la Famiglia Camilliana è diventata forza mondiale, preghiera di base.
Era un Mercoledì delle Ceneri. Per qualche motivo sono andata alla parrocchia della Santa Croce. Accanto la sua scrivania mi accoglieva don Pénzes. Sembrava molto lugubre. Gli chiesi se c’è qualche problema? Mi guardò seriamente, quasi imponendomi un certo ordine del giorno, elevando il Mercoledì delle Ceneri. Mi sono stupita da tale reazione e gli risposi: “Padre, il tuo digiuno è tuo, però il sorriso è mio, perché non incidono nemmeno la diamante con la carta assorbente." Fu sorpreso sulle sentite che recitava poi spesso nelle sue prediche.
Una volta, il don Pénzes, ancora cappellano mi chiamò per telefono. Mi chiese di visitare la donna Zakariás Lenke sul viale della Fratellanza, che ormai da quattro anni non è in grado di lasciare la camera. Accettando l’impegno ho fatto un giretto al prato dove ho preso un enorme mazzo di fiori di campo. Quando la donna Lenke ha visto i fiori, meravigliando batteva le mani chiedendomi, da dove sapevo che le piacciano i fiori di campo? Non lo sapevo, ma pensavo, se uno non è in grado di lasciare la camera per quattro anni, sarà felice per un mazzo così. D’allora ci collega un amicizia speciale, per primo si è iniziato la piccola farmacia Caritas nel suo domicilio, poi è diventata membro della nostra FCL.
Quando ho cominciato i miei studi teologici a Budapest, poi si è iniziato anche in Transilvania, si è creato un guai. Forse il don Borbély Gábor parroco pensava che io non torni a casa (non sono andata via affatto…), voleva con ogni prezzo di lasciare la scuola di Budapest e continuare a casa. Siccome avevo fatto l’immatricolazione con il Prof. Nyíri Tamás, che invitò altri dieci alunni tramite me, comprendevo che chiunque può tornare a casa, ma io no. Nella mia incertezza sono andata da don Pénzes. Egli mi disse, che sono in grado di prepararmi e fare l’esami anche a casa, allora nessuno ha nulla da dire. L’ho fatto. Alla fine mi sono presentata al Camillianum di Roma con il diploma da casa, potendo così continuare i miei studi di licenziato e dottorato.
Nel 1994 abbiamo fondato la Famiglia Camillian Laica nella nostra città. Siccome negli anni prossimi ero lontano, durante gli estati tenevo ritiri spirituali, con l’inaugurazione ufficiale mi ha aspettato la Famiglia. Tale festa aveva luogo già nella cappella Sant’Agostino, effettuando il don Pénzes la consacrazione nel 1997. Per anni eravamo in contatto fino a quando il tempo non ha cominciato di diminuire i familiari diventandoci sempre di meno… Ogni anno celebrava la santa messa per i nostri membri, parenti, genitori e malati da noi visitati (Siamo arrivati fino a cca. 130 membri, recitando i nomi).
Anche per la costruzione della chiesa Sant’Agostino abbiamo preso la nostra buona parte.
Quando l’hanno spostato nella nostra città, aveva un solo desiderio, quello di visitare i malati negli ospedali. La “malattia” mi ha connesso anche con i suoi genitori, all’inizio con il suo padre, più tardi con la sua mamma. Sentivo di essere accettata quale “membro di famiglia”… Ha aiutato il mio lavoro ospedaliero con quaderni di canti tradizionali di Pentecoste del nostro santuario.
In un anno arrivò il Natale. Dal mio appartamento che si trova visavi alla chiesa, ho notato che quel cespuglio sempreverde sarebbe ottimo per un presepe naturale all’aperto. Non avevo coraggio a dirglielo, alla persona delle cose “serie”, mi rivolgevo alle donne responsabili per abbellire la chiesa. Ero sorpresa, ma l’ha accettato. Più tardi l’hanno illuminato il nostro presepe in vicinanza della croce missionaria, diventato luogo di pellegrinaggio per i piccoli piedi che camminavano felicemente nella neve. D’allora si è cresciuto il cespuglio in forma di palla, ormai non gli fanno tetto per l’inverno, saluta felicemente quelli che lo visitano, offrendo un’ombra rinfrescante durante l’estate.
Il costruttore di chiesa però trovò qui “dimora” perenne a se stesso, davanti la croce missionaria e il presepe d’allora…
Quest’anno, per il Mercoledì delle Ceneri i 1800 alberi del giardino della chiesa si sono vestiti in bianco brillante. Se non possono sbocciare le rose, sue delitti, il cielo si è provveduto di un addio degno.
L’Angelus
Carissimi familiari della Famiglia Camilliana Laica, attenzione! Prepariamoci con preghiera al nostro incontro mondiale di quest’anno a Roma tra 13-19 ottobre. Sia l’Angelus del mezzogiorno anche in continuare com’era nel passato la preghiera da collegarci. Tale preghiera è il rinnovo quotidiano dell’incarnazione di Gesù Signore. Recitiamola per noi stessi, per gli altri a vicenda, per le Famiglie Camilliane e benefattori, in comunione e catena vivente tra le Famiglie disparse in cinque continenti.
Notizie:
* Il 27 febbraio, dopo nove anni di servizio volontario ho tralasciato la trasmissione di Radio Maria.
* Francisco de Macedo: http://www.aracne.tv/video/francesco-de-macedo.html
* 23 marzo: all’invito della parrocchia Santo Stefano di Gyergyószentmiklós parlero sul senso missione.
Auguriamo a tutti Voi una serena preparazione Quaresimale per la santa Pasqua!
|