Anno XXII, Nr. 249 – novembre 2019 – Anno vocazione – Mille duecentesimo anno del nostro re sacrale Álmos
Tra cielo e terra con Dio – nella dimora degli inca
Tra 21-31 ottobre 2019, quale segretaria della Famiglia Camilliana Laica Internazionale sono stata invitata a Perù, per il VI Incontro Latino Americano delle Famiglie Camilliane Laiche. L’incontro stesso svolgeva tra 25-27 ottobre, precedentemente abbiamo lavorato per la preparazione dell’Assemblea Generale previsto per 2021, poi tra 28-31 ottobre abbiamo visitato l’antico imperio inca.
Quando ho saputo che vado a Perù, subito mi sono messa a studiare lo spagnolo. Al Camillianum di Roma avevo compagni spagnoli, non era del tutto strano la lingua, ma non l’avevo studiato mai la grammatica, con questo dovevo far fronte come insegnante di me stessa. Spesso andava la video 24 ore.
Ho lasciato per prima volta Europa attraversando in volo l’Oceano Atlantico verso America. Ho viaggiato durante il giorno potevo vedere qualcosa dalle bellezze della panorama, però la gente guardava la TV davanti a ciascuno, lasciando le persiane giù tutto il lungo tempo. Mi stupivo di loro…
Sono partita da Bucarest per Amsterdam con il solito ritardo di 40 minuti. Ero angosciata di non perdere la coincidenza. Ho ricevuto lo sgrido perciò. Non mi sono opposta, bensì ho chiesto perdono. Da Amsterdam ho viaggiato insieme alla nostra vicepresidente Anita Ennis, incontrandoci davanti la porta.
Il 21 ottobre alle sei di sera ci siamo arrivati a Lima, capitale del Perù. Qui ci ha aspettato la Magda Lazarte, che ha preparato tutto il programma dell’incontro e della gita con puntualità esemplare e con grande amore. Ci ha portati con sua macchina al Centro di Formazione Camilliana, mentre presentava la città. Lima ha nove milioni di abitanti a un ambito immenso. Ho notato che maggiormente sono case di due-tre piani, siamo in una zona piena di terremoti. Ne avevamo fortuna di uno.
Al centro di formazione avevamo buona sorte, ci hanno provveduto di ogni bene, in modo semplice ma eccellente. Mi sentivo a casa, incontrando tanta gente conosciuto sia dal presente che dal passato. Era bello vedere che hanno nominato un’aula dal mio caro ex professore, Ernesto Bressanin, con il quale studiavo l’evangelizzazione e al esame ho ricevuto la nota undici (avevo ancora solo al diritto uno), e qui è stato celebrato la santa messa per il buon amico, dottor Borsa, giorno prima dei suoi funerali.
Di partenza avevo due grandi desideri: Vedere qualcosa dal ricordo di Santa Rosa di Lima e dall’apostolato di P. camilliano Luigi Tezza. Si sono compiuti tutti i due, perché l’incontro si svolgeva proprio alla periferia della città, presso il centro camilliano “Casa della Buona Morte”. I camilliani erano chiamati già nella vita di San Camillo “quali padri della buona morte” perché hanno preparato in modo dignitoso tanti moribondi all’incontro definitivo con il Signore Gesù.
Nel programma del nostro incontro era concluso anche la visita della città, così ho potuto vedere l’altare laterale come segno del rispetto e apprezzamento di Santa Rosa di Lima nella chiesa dei dominicani. Qui mi sono anche persa, perché fino a quando ho scattato una foto sulla bellezza desiderata, gli altri sono andati verso il santuario dei Miracoli. Mi era utile quel poco sapere spagnolo, perché gli ho raggiunto ancora in tempo alla prima crocevia grande. Abbiamo continuato la strada insieme.
Il santuario dei Miracoli è davvero trascinante. Ovunque decorazione dorata completa. Sì, siamo in Perù, dimora dell’oro, come a casa in Transilvania. E’ bene che qui è restata almeno nelle chiese, dove, come a noi, dominano tre colori: il rosso, l’oro e l’azzurro, oltre tanti altri simboli conosciuti. Il santuario attira a sé tantissima gente, dove appena potevamo entrare tra la folla. Grazie all’organizzatrice, ci siamo seduti di fronte all’altare durante la celebrazione eucaristica, entrando uno per uno con precauzione attraverso la guardia. Qui potevamo rendere grazie per tutto, sentendo la grazia divina dall’alto.
A Perù dall’altro domina un ordine esemplare dappertutto. Spesso avevo una sensazione che sto facendo parte di una formazione militare. Anche gli aerei partono puntualmente, in ritmo fidabile, sicuro. A ogni luogo si vede l’erba tagliata, ben tenuta, parchi con tanti fiori accanto le strade. C’è pulizia.
L’incontro si è svolto nella Casa della Buona Morte con la rappresentanza di sette paesi Latino Americani: Argentina, Brasile, Chile, Ecuador, Colombia, Mexico e Perù, là, dove il padre camilliano Beato Luigi Tezza ha vissuto e lavorato. Si è presentato la rappresentanza di ogni paese, proiettando in immagini a colori la propria attività, le perle della loro spiritualità, come esprimeva anche il titolo dell’incontro: La perla della carità nelle nostre mani oggi. Era una fontana dei beni in primavera del sud.
Il programma giornaliera iniziò con lodi mattutini nella cappella dorata e finiva con la santa messa nella partecipazione della rappresentanza e assistenza spirituale di ciascun paese.
Alla fine del programma ho regalato la rappresentanza di ogni paese con una placca di Csíksomlyó col santuario e la statua della Madonna. Tale gesto ha reso ancora più edificante la festa.
Giorno dopo, quasi senza dormire siamo partiti per Cusco, capitale degli inca, all’altitudine di 3400 m. L’altitudine insolito ad alcuni di noi è riuscito a far saltare il fusibile. Per fortuna era con noi il mio collega di classe di Roma, il P. Pietro Magliozzi, che è anche medico, e cui abbiamo dato da fare per la sua pratica guaritore. E stato bello vedere il padre-medico con quanta pazienza, pace e umiltà ci curava.
A Cusco eravamo alloggiati nel hotel San Pellegrino, dove ci hanno accolti fraternamente. Da qui abbiamo pellegrinato i luoghi di maggior interesse, partecipando a un evento culturale, gustando i pasti inca, con le loro bevande meravigliose di frutta. Abbiamo percorso la Valle Sacra degli inca, visitando una manifattura, toccando i segreti della tintura del tessuto, abbiamo visitato la famosa miniera di sale con acqua, il laboratorio di produzione vegetale a più luoghi, che come a noi funzionavano con infusione.
Dopo che il nostro organismo si è abituato a tale altitudine, ci siamo partiti a visitare il noto città- santuario, Machu Picchu. Siamo arrivati la sera tardi, perciò il giorno dopo era possibile la salita al paiolo di 3700 m alto monte. Qui eravamo alloggiati ai suoi piedi, nell’albergo Vista Machupicchu.
La città-santuario era trascinante, dove potevamo arrivare con pullman locale solo dopo lungo aspettare e maggiore controllo di sicurezza. Si può salire anche a piedi, a chi è in grado. E’ rimasto l’antico sentiero inca, può essere visto al lato della montagna. Fino ad ora lo potevo vedere solo al ritratto, ora in vivo e di più, potevo avvicinarmi a ogni suo angolo. E’ un immenso paiolo in alto, circuito da un sistema naturale difensivo, in abbraccio del Vecchio e del Giovane cima (Picchu).
Non si sa che cosa è successo con la città- santuario. Presupposti ci sono, che è caduta vittima alla colonizzazione spagnola, come così tante cose al continente Americano, ma niente sicuro. Una delle nostre guide per la nostra fortuna era anche archeologa con un sapere eccellente, parlando lo spagnolo e inglese oltre la propria lingua materna. Grazie a Dio, Cusco il Machu Picchu fanno parte del patrimonio mondiale, come tanti edifici dal periodo della colonizzazione a Lima, così possono essere custoditi per il futuro. La lingua inca, come la loro coltura si insegna nella scuola insieme con la storia locale che serve a loro sopravvivenza. Vedendo quel sapere, con il quale l’hanno costruito e facevano funzionare, sentivo dolore, perché tutto questo è andato perso fino ad oggi, rimanendo le pietre, che dovranno parlare…
A quell’altezza, tra cielo e terra, dove abita vicino il buon Dio, ho reso grazie per tutto.
Notizie:
* Il 17 novembre, domenica, per la decima volta la nostra Famiglia Camilliana Laica (quest’anno nove persone) ha visitato la Casa degli Anziani Santa Elisabetta a Gyergyószentmiklós. Era festa, straordinaria. Abbiamo partecipato a quella santa messa quando il prelato don Czirják Árpád ha inaugurato il nuovo quadro di Santa Elisabetta. Siamo arrivati con cargo ampio per la gioia della Casa, pranzando insieme.
Nel 2010 la Dánél Éva aveva iniziato tale filantropia, d’allora insieme al suo marito, custodiscono fedelmente tale servizio di carità agli anziani. Ringraziamo di cuore per il contributo del tutto il gruppo.
* Il 13 dicembre dalle ore 18,00 presenterò la relazione di viaggio a Perù, presso il Comune della città.