Il messaggio della Famiglia Camilliana di Csíkszereda Anno IV, Numero 26, aprile 2000 - Anno Santo. LA PASTORALE DEI MALATI: LO
STATUTO GENERALE DELLA FAMIGLIA CAMILLIANA LAICA -
IV. ORGANIZZAZIONE
(proseguimento del numero di marzo) A livello locale A livello
locale, la FC: - è costituita da un numero limitato
di membri, da stabilirsi negli
statuti provinciali; - è animata da un Presidente,
coadiuvato da un Vice-Presidente, da un
segretario e da un tesoriere. Eletti dai membri delle FC locali, essi
dovranno
essere confermati dalla Presidenza provinciale o di Delegazione. Ai Responsabili spetta: - comunicare all'Ordinario diocesano
l'esistenza della FC e chiedere al medesimo la debita
autorizzazione nei casi in cui si eriga una istituzione propria (casa,
centro...); - stabilire la frequenza e il programma degli
incontri (preghiera,
informazione, momenti formativi e conviviali...); - vagliare l'attività da compiere; - favorire i contatti tra i membri della FC; - elaborare un rapporto annuale da inviare
alla Presidenza provinciale. V. CRITERI E MODALITA’ DI
AMMISSIONE Per entrare a far parte della FC si richiede: - un tempo di discernimento iniziale
personale e comunitario con i
responsabili della Famiglia Camilliana locale o con altri da questi
delegati; - una domanda scritta, presentata al
Responsabile locale della FC; - un periodo formativo secondo i criteri
indicati dagli statuti locali; - un impegno da assumere, per quanto
possibile, pubblicamente durante
una celebrazione liturgica. (Le FCL di
Transilvania hanno chiesto e ottenuto l'approvazione alla loro
attività
dall'Ordinario diocesano, che è stato firmato il 13 marzo 1998
dall'Arcivescovo
Dr. György Jakubinyi, con il numero di registrazione 476/1998.
Questa significa
che le FCL sono considerati quale movimento di spiritualità
nella diocesi di
Alba Iulia. L'elaborazione degli
statuti provinciali è in corso in tutto il mondo. In
Transilvania,
all'elaborazione dello Statuto locale offre appoggio la "Formula
di Vita", redatta provvisoriamente nel 1998, e lo Statuto
Generale, che viene tradotto progressivamente dall'originale italiano.
Perciò
chiedo di nuovo gentilmente ogni Famiglia di scrivere la propria
opinione e
suggestione, per poter elaborare insieme quello Statuto, secondo il
quale
possiamo impegnare a servizio di Cristo e alla sua Chiesa. Ringrazio
per il
vostro cortese consenso e pazienza, personalmente e in nome di tutte le
FCL) La prassi pasquale La risurrezione di
Gesù non va concepita soltanto come un evento isolato
verificatosi nei suoi
riguardi, bensì nello steso tempo come cambiamento della
struttura fondamentale
dell'esistenza degli uomini. Essa rende possibile e inaugura una nuova
prassi
in mezzo al vecchio mondo (Cfr. 2 Cor
5, 17; Gal 6, 15). Tre atti
fondamentali strettamente collegati contraddistinguono questa nuova
prassi: la
fede, la speranza e la carità. Il discepolo di Gesù
Cristo si sa, credendo,
incondizionatamente e in qualunque circostanza (anche nella colpa e
nella
morte) accettato, amato e conservato dal Dio risuscitatore;
perciò è liberato
da quell'angoscia fondamentale nei propri confronti che lo condanna
all'inane
fatica dell'autofondazione e della totale automatizzazione e lo ripiega
così su
sé stesso. Sperando egli è sicuro della nuova vita con
Cristo presso il Padre,
può guardare in faccia alla propria morte e può preparare
qui e ora - senza
disperazione, rassegnazione e fatalismo, ma anche senza presunzione e
senza
pretendere troppo da se stesso - una via con il Signore che viene e
torna nel
regno di Dio. Egli cerca continuamente di farsi la sequela concreta di
Gesù,
cioè ponendosi al servizio della vita degli altri con un amore
personale e
politico. Occorre ovviare ad un
possibile fraintendimento: non è la prassi delle comunità
e dei credenti a
produrre il riferimento del Risorto al presente e la verità
della sua
risurrezione. La verità della risurrezione e la presenza del
Crocifisso risorto
si realizzano piuttosto già molto prima di noi e in
continuazione anche contro
di noi. La prassi ispirata dalla fede, non produce la verità
della fede
pasquale, ma la presuppone. Essa non è condizione, ma
conseguenza della verità
della risurrezione di Gesù. La prassi pasquale, per quanto
convincente sia, non
può dimostrare questa verità. Ma la verità della
risurrezione di Gesù dà
concretamente prova di sé in tale prassi. Essa diventa credibile
in senso
all'esperienza della nostra vita e del nostro mondo grazie ai
"frutti" convincenti della fede. Questi frutti pratici della fede
pasquale sono l'orma che il Risorto si crea in questo mondo, l'orma di
una nuova
libertà che diventa attiva nella solidarietà dell'amore.
Perciò la prassi
pasquale vissuta e attuata con serietà non è solo per gli altri un motivo di credibilità che
può
generalmente condurre alla fede, ma conferma piuttosto anche gli stessi
credenti sulla via della fede e della sequela. Lungo questa via la
verità si fa
sperimentare e ci rende liberi (Cfr. Gv
8, 31ss; 3, 21; 7, 17). La prassi pasquale fornisce la prova che la
problematica realtà di essa sorregge, ed è nel contesto
della vita odierna
feconda, anzi vitalmente necessaria. Notizie: * La FCL di Bolzano ci ha offerto un'aiuto
alla costruzione di
un'ufficio nell'ambito della chiesa di Sant'Agostino. Ringraziamo di
cuore il
loro generoso regalo. * il 30 aprile, a Roma, il Santo Padre
canonizzerà la beata suora
Faustina, l'apostola della Divina Misericordia; * ringraziamo il “notiziario sonoro” della
Famiglia Camilliana
Bartimeus di Budapest, e per il valoroso suo contenuto; * il Sano Padre ha chiesto perdono a tutti in
nome di tutto il
cristianesimo e gli ha perdonato le colpe a tutti coloro l’hanno fatto
del male
alla Chiesa Cattolica; * auguriamo Buona Pasqua a tutti Voi! Con affetto, Mária-Hajnalka Bakó, Via dei
Villini 12-16, 00161 Roma, Tel: 0039-347-14
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